Torre Nuova – Rocca Cenci

[t. 3, pp. 238-241]

È un vasto tenimento, che oggi appartiene alla famiglia Borghese, il quale è attraversato per buone quattro miglia dalla via labicana, cioè dal sesto al decimo, e si estende per circa tre miglia a destra e a sinistra di essa, comprendendo insieme 1336 rubbia di terra in guisa, che verso oriente va quasi a raggiungere la via gabina o prenestina, e verso occidente è a contatto colla strada, e territorio di Frascati. Ebbe il nome di Torre Nuova dopo che Clemente VIII Aldobrandini vi fece costruire con architettura di Giovanni Fontana un nuovo casale, ed una nuova chiesa: antecedentemente appellavasi Rocca Cenci perchè apparteneva a quella famiglia. Questa grande estensione di terra dividesi in sei Pediche dette di Tor Vergatella, del Cembalo, del Giardino, di Grotta Celone, del Caminetto e della Criccia, ed in 19 quarti detti del Palazzetto, del Pompeetto, di Valle Alessandra, di Grotta Celone, della Cascina, del Giardino, di Luciano, della Cisternola, delle due Torri, di Pompeo, della Selvotta, di Rocca Cenci, dello Sterparone, del Lombardo, del Cembalo, di Tor Carbone, della Valle de’ Morti, di Colle Imbrattoso, e di Casa Calda. Fra i nomi delle suddivisioni di questo tenimento, alcuni sono insignificanti e tratti dalla natura de’ luoghi, altri però sono tradizioni di memorie antiche e classiche. Imperciocchè quelli di Pompeetto e Pompeo ricordano direttamente il gran capitano, che vi avrà avuto un fondo, quello di Valle Alessandra, l’acquedotto di Alessandro Severo, che costeggia il tenimento lungo tutto il suo lato orientale, quello di Grotta Gelone (Crypta Cilonis) l’illustre Fabio Cilone, console, prefetto di Roma, amico di Settimio Severo, ed ajo de’ suoi figli, le cui vicende possono leggersi in Lampridio nella vita di Commodo, in Sparziano nella vita di Caracalla, ed in Dione, ossia nel suo compendiatore Sifilino, e che viene menzionato da Ulpiano nella legge prima deOfficio praef. Urbi, richiamando a memoria una lettera diretta a lui come prefetto di Roma da Severo: e finalmente quello della Valle de’ Morti direbbesi originato dalla tradizione dell’eccidio fierissimo che M. Furio Camillo dittatore fece de’ Galli all’ottavo miglio della via gabina, o prenestina corrispondente circa alle 7 e un quarto della moderna, del quale parla Livio lib. V. cap. XLIX. Ibicaedes omnia obtinuit: castra capiuntur, et ne nuncius quidem cladis relictus.

Questo aggregato di fondi costituiva nel secolo VIII. in parte la Massa Calciana ricordata nel Registro di Cencio Camerario, inserito dal Muratori Ant. Med. Aevi T. V., nella quale erano compresi i fondi denominati Clivis, Querquetum, Placonianum, Cervinariola, Cardariola, Pompilianum, Paganum, Lamponianum, Signioba, Pompeianum, Gavianum, Coplanum, Veranum, Caleciianum, Costantianum, Camarcilis, Larincias, Pavianum, Riccuianum, il casale Torianum, i fondi Servilianum, Natianum, Ruscellis, Silicella, Gregorianum, Casa Montis, Gajanum, e Saxo Nigro. In questa lunga nomenclatura si ritrovano i fondi Cardariola oggi Carcariola, così denominato per l’abbondanza de’ cardi, Pompilianus, e Pompeianus, tradotti in Pompeetto e Pompeo, il Querqueturn, tradotto in quarto dello Sterparone, nel Gavianum, o nel Pavianiun sembra nascondersi il Fabianum, o Favianum di Cilone, giacchè Favius in luogo di Fabius leggesi in Ulpiano ricordato di sopra: in Caleciianum l’odierno quarto di Luciano, Casa Montis è forse la Casa Calda: Casale Torianum è per inavvertenza de’ copisti scritto in luogo di Casale Turrianum tradotto in Quarto delle due Torri; Cardariola così denominato per l’abbondanza de’ cardi è Colle imbrattoso ec.

Ne’ tempi più antichi però, questa parte dell’Agro Romano era conosciuta col nome di Pupinia, e di Ager Pupiniensis, celebre per la sua sterilità natia, e perchè vi ebbe il predio suo avito l’illustre Attilio Regolo, v. PVPINIA.

Questo tenimento, che per la sterilità non ha cangiato molto di natura dal tempo de’ Romani fino a noi ha intorno al casale, che è circa 7 miglia fuori della porta Maggiore sulla via consolare una specie di parco piantato di alberi, fra quali dominano i pini, cinto di muro: e questo trovandosi in mezzo a campagne aride, che appena offrono pascoli magri si presenta da lungi nelle vicinanze di Roma per ogni verso come una Oasi della Libia. Il casale è stato costrutto sopra un edificio antico di opera laterizia, che ha il tipo del principio del secolo III, della era volgare, epoca che coincide con quella di Fabio Cilone, e forse appartenne a lui. La chiesa, come fu detto di sopra, è moderna. Nel cortile vedesi un sarcofago antico, probabilmente trovato in quelle vicinanze, sul quale in bassorilievo è espressa la favola di Meleagro: lo stile è mediocre: esso serve di recipiente di fontana.

Il ponte che è presso il casale verso Roma è fondato in gran parte sopra un ponte antico costrutto di massi quadrilateri di tufa litoide locale, e l’angolo che forma è antico: prova è questo che anche anticamente ivi scorreva un rivo, e che la via labicana faceva un angolo.

Entro i confini di questa tenuta vastissima fu trovato nel secolo XVII. il bassorilievo insigne oggi esistente nella villa Borghese presso Roma, il quale fu illustrato da Winckelmann, e da me nella opera intitolata, Monumenti Scelti della Villa Borghese: rappresenta questo la educazione di Telefo. Di recente l’anno 1834 nel lembo di questa tenuta prossimo alla strada di Frascati fu discoperto un lungo pavimento in musaico colorato con figiîre rappresentanti gladiatori, accompagnati da’ loro nomi, monumento importantissimo pe’ costumi, e che la munificenza del principe Francesco Borghese fa ristaurare, perchè sia di ornamento al nuovo museo della villa Pinciana. Per questa scoperta parmi probabile che ivi esistesse un Ludus o collegio di gladiatori appartenente a qualche villa imperiale, o di ricco romano del principio del secolo III.

Altri ruderi informi di piscine, acquedotti, e sepolcri veggonsi entro questa tenuta, che dimostrano la magnificenza antica de’ contorni di Roma.

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