Ficana – Dragoncello

[t. 2, pp. 40-43]

Festo nella voce Puilia dice: Puilia saxa esse ad portum, qui sit secundum Tiberim, ait Fabius Pictor: quem locum putat Labeo dici, ubi fuerit Ficana, via ostiensi ad lapidem XI. Erano pertanto chiamate col nome di Puilia saxa, certe rupi sul Tevere, presso una specie di porto, che ivi il fiume formava, sulla via ostiense, undici miglia fuori della porta antica Trigemina, donde usciva quella via: ed ivi secondo Labeone era stata Ficana. Ora il corso del fiume, la distanza di 11. miglia da Roma, e la circostanza di rupi dominanti il Tevere, in un punto solo coincidono, cioè, presso al casale della tenuta di Dragoncello, e per conseguenza ivi e non a Trafusa, o a Trafusina, come altri supposero, fu con molta probabilità Ficana, città di cui non si conosce, se non il nome, la posizione, e l’eccidio fattone da Anco Marcio, ricordato da Dionisio lib. III. c. XXXVIII. e Livio lib. I. c. XIII. l’anno di Roma 118. E quanto al primo di questi scrittori è solo per equivoco de’copisti, che si trova cangiato il nome de’Ficanesi, e di Ficana con quello de’Fidenati, e di Fidene, che era in una parte opposta. La città probabilmente fu fondata dagli Aborigeni, che scelsero la ultima lacinia del dorso oggi conosciuto in questa parte col nome di monti di s. Paolo, e che colle opposte lacinie di Pisciarelli, e Ponte Galera chiude il varco in guisa, che d’uopo è riconoscere in questo punto la primitiva foce del Tevere, nella stessa guisa, che ne’tempi imperiali la determinavano le città di Ostia e di Porto. Questo punto non poté trascurarsi dagli Aborigeni, o dai Latini, come quello opposto dagli Etrusci, affine di poter signoreggiare la foce del fiume, che irrigava le loro terre, onde, come gli Aborigeni, o i Latini fondarono Ficana, anche gli Etrusci doverono fondare una qualche altra terra sulla sponda opposta presso Ponte Galera. Anco Marcio, che prese questa città ai Latini, come pure tutta la opposta sponda ai Veienti- Etrusci, in una epoca, in che non avea più quella primitiva importanza, perché il Tevere sboccava nel mare cinque miglia più oltre, trasportò gli abitanti di Ficana a Roma e popolò con essi e cogli altri popoli latini vinti il colle Aventino, e lasciata deserta la città ne assegnò le terre alla colonia romana, che fondò a sostituzione di Ficana sulla foce del Tevere, come allora trovavasi protratta, e chiamolla Ostia. Inutile è dire, che avanzi di questa città desolata fin da 2472 anni fa, non rimangono, ma quello che non potevano i secoli abolire, la natura de’luoghi fa ben riconoscere a chi ha l’occhio prattico in tali ricerche, che il sito di Dragoncello è quello di una città de’tempi primitivi di questa parte d’Italia. All’articolo DRAGONE notai essere stato questo il nome commune di tutto il tratto dell’Agro Romano, fra il Tevere, a partire del confluente in esso del rivo di Malafede, ed il territorio di Ostia, durante i secoli XI, XII, e XIII, nome che derivò da un qualche Draco, che ne fu il proprietario, e che perciò lo fé chiamare Fundus Draconis, come si chiamò Mons Draconis, quello che oggi appelliamo Monte di s. Paolo, perché proprietà de’monaci di s. Paolo fino dal secolo XI. Ora questo si suddivise in Dragone, e Dragoncello, come avvenne di altri fondi dell’Agro Romano suddivisi in Tragliata e Tragliatella, Solfarata e Solfaratella, Mandria e Mandriola ec. Dragoncello stesso si suddivise in due, allorchè una parte ne venne alienata dal Monastero di s. Paolo, e questi due tenimenti nel secolo XVI. erano designati co’nomi de’proprietarii rispettivi, Dragoncello s. Paolo, e Dragoncello Naro.
Dragoncello s. Paolo confina co’tenimenti di Malafede, di Dragoncello Naro, e col Tevere: ha 369 rubbia di estensione divise nelle riserve denominate il Prato, Piani di Monte Cunio, Valle Porcina, Fontaniletto, e quarto di Monte Cunio. Dragoncello Naro sul finire del secolo XVII. apparteneva ancora alla famiglia di questo nome, siccome si trae dalla Carta di Ameti data in luce l’anno 1693. Poco dopo fu acquistata dalla famiglia Spada, poichè nella Carta del Cingolani del 1704 a quella famiglia si assegna. In seguito nel secolo passato fu acquistato dai Marescotti, e da questi venduto l’anno 1816 ai De Angelis. Confina questa tenuta col Tevere e col tenimento di Dragone, territorio di Ostia, e Dragoncello s. Paolo. Contiene rubbia 209, e 2 scorzi divise ne’quarti delle Piscine, del Casale, e di Montedoro. Nel Diario anonimo riportato dal Muratori Rer. Ital. Script. T. XXVI. p. 1030 si legge come ai 14 giugno 1412 nella ritirata del conte di Carrara e di Sforza, che militavano con re Ladislao si portarono questi verso Ostia, e si attendarono con padiglioni e trabacche in loco qui dicitur Dragoncelli, e vi rimasero per 2 giorni, tanto è vero, che vantaggiosa è la situazione di questo casale, e che io credo meno malsana di tutto il circondario, e capace da potervi edificare una borgata.

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