Giuseppe Caraci

(Firenze, 1893 – Roma, 1971)

Nato a Firenze il 23 dicembre 1893, Giuseppe Caraci fu allievo di Olinto Marinelli, il più prestigioso geografo dell’inizio del secolo, all’lstituto di Studi superiori, dove nel 1917 conseguì la laurea in Lettere. Già dal 1912 però aveva cominciato a collaborare alla «Rivista Geografica Italiana», sulla quale tra il 1918 e il 1924 apparve anche il suo primo lavoro di largo respiro, la memoria su Il Padre Matteo Ricci (1552-1610) e la sua opera geografica.

Nel 1932, risultato primo nella terna di un concorso, fu nominato titolare di Geografia nell’lstituto superiore di Magistero di Messina, da dove nel 1936 passò alla Facoltà di Lettere dell’università di Pisa e, dieci anni più tardi, a quella di Magistero dell’università di Roma. Qui rimase per oltre vent’anni, fino al termine della sua carriera accademica. Nel 1968 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli conferì il Premio Nazionale del Presidente della Repubblica per le Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Morì a Roma, il 28 settembre 1971.

Dotato di ampia cultura umanistica e di una solida preparazione geografica, storica e letteraria di base, fu uno dei pochi geografi del suo tempo che si occupò largamente di storia della geografia e della cartografia, pur senza trascurare le altre tradizionali branche della geografia: fisica, umana, economica, descrittiva. Della sua attività rimangono più di 350 pubblicazioni, senza contare le recensioni e le numerose voci per enciclopedie e dizionari. Per l’Enciclopedia Italiana, di cui fu uno dei primi e più attivi collaboratori, tra il 1929 e il 1937 ne scrisse quasi 500 (più un centinaio
nelle Appendici).

Nella sua vasta produzione non è agevole rintracciare precisi filoni di ricerca, anche perché spesso le diverse tematiche si intrecciano fra loro d’interno di discorsi più ampi e complessi. Oltre che alla storia della cartografia – soprattutto della cartografia nautica medievale – il suo nome resta legato a quella della scoperta ed esplorazione del Nuovo Mondo; in particolare ai grandi navigatori italiani: Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni da Verrazzano, ai quali dedicò parecchi studi che restano ancor oggi fondamentali.

Punti di riferimento ineludibili per le ricerche di storia della cartografia sono poi il volume Italiani e catalani nella primitiva cartografia nautica medievale, nel quale viene affrontato in modo sistematico il problema cruciale della genesi della cartografia nautico-terrestre, e la memoria su La Vinland Map, la celebre carta pubblicata nel 1965 da R.A. Skelton quale testimonianza della scoperta vikinga del Nuovo Mondo e che Caraci dimostrò subito essere un clamoroso falso, più tardi accertato dall’esame chimico dell’inchiostro.

FONDO GIUSEPPE CARACI presso la Società Geografica Italiana

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