VIE AURELIA, VITELLIA, E CORNELIA.

[t.III, pp. 563-570]

La via aurelia, che contavasi fralle più insigni, che uscivano da Roma fu certamente costrutta da un Aurelio, poiché il nome chiaramente lo mostra; ma ne’ documenti esistenti non rimane traccia per asserire, quale individuo di quale famiglia illustre, che diè alla republica consoli, dittatori, censori, pretori ec. ed a Cesare la madre, la costruisse, onde fa d’uopo di limitarsi alla indicazione della opinione, che per meno esposta ad obiezioni. Considerando la direzione di essa, che tendeva verso occidente lungo il Mediteraneo a communicare colle città della Etruria Alsium, Caere, e Tarquinii, parmi ragionevole credere, che per le relazioni esistenti fra Roma e queste città, fin dai tempi de’ re una strada esistesse in questa direzione fino da quella epoca, sulle cui traccie poscia venne con regolarità maggiore costrutta l’Aurelia. E che una via atta ai carri esistesse in questo tratto fra Roma e Caere fin dall’anno 365 lo mostra Livio lib. V. c. XL. allorchè narra, come nella invasione gallica il flamine quirinale e le vestali, avviandosi per ponte sublicio verso il Gianicolo incontrarono nella salita di quel colle Lucio Albinio, che scese dal catto colla sua famiglia per farvi salire le vestali, e così le condusse a Caere dove volevano andare.

E sopra questa io credo, che venisse tracciata l’Aurelia fino dell’anno 512 di Roma da Caio Aurelio Cotta censore, che avea avuto due volte l’onore de fasci, cioè l’anno 501 e 505. La via allora fu portata da Roma fino a Forum Aurelii situato di là del fiume Marta. Le guerre, che poscia i Romani ebbero a sostenere co’ Liguri guerre così accanite, che durarono ottanta anni la fecero prolungare fino a Vada Sabatia, oggi Vai nel Genovesato per 383 m. Autore di questo prolungamento fu Marco Emilio Scauro, che vinse e trionfo de’ Liguri e de’ Gantisci l’anno 628 di Roma, e che fu censore nel 644. anno in che lastricò questa via, e rifece il ponte Mulvio, secondo Aurelio Vittore De Vir, Illustr. c. LXXII. Strabone lib. V. c. I. §. 11. parlando degli altri lavori fatti da Scauro nella Italia Superiore soggiunge: questi è quello Scauro medesimo, che lasciò la via emilia, che passa per Pisa, e per Luna, e va fino a Sabata, e di là va per Dertona. Ma come nel primo trattato avea il nome di Aurelia, questo si tramandava ancora al suo prolungamento, che però anche via emilia chiamavasi: Cicerone Philipp. XII. c. IX. esclamava, che per tre vie si poteva andare a soccorso di Modena, dal canto dell’Adriatico per la Flaminia, da quello del Mediterraneo per l’Aurelia, ed in mezzo a queste per la Cassia: Tres viae sunt ad Mutinam…..tres ergo ut dixi viae: a supero mani Flaminia, ab infero AVRELIA, media Cassia….Etruriam discriminat Cassia….Possum Cassiam vitare, tenere Flaminiam….. Restat Aurelia. Ed Aurelius agger la disse Rutilio, non solo pel tratto fino a Vada Sabatia, ma ancora di là nel prolungamento ulteriore fatto dopo si Scauro entro la Gallia transalpina, allorchè dichiara v. 39 perché preferì di andare per mare a Burdigala (Bordaux):

Electum pelagus: quoniam terrena viarum

Plana madent fluviis, cautibusalta rigent.

Postquam tuscus ager, postquam aurelius agger

Perpessum geticas ense vel igne manus,

Non sylvas domibus, non flumina ponte coercet,

Incerto satius credere vela mari.

Facendosi nelle lapidi più volte menzione di una VIA AVRELIA VETVS, e di una VIA AVRELIA NOVA credette che il Targioni Tozzetti nella opera che intitolò Relazioni di alcuni viaggi fatti in diversi parti della Toscana T. VI. p. 78, che col primo nome venisse designato il tronco originale, e col secondo il tronco continuato da Scauro; ma vaglia il vero quelle lapidi imperiali appartengono ad una epoca, che essendo sempre posteriore all’impero di Marco Aurelio fa credere che probabilmente il nome di VIA AVRELIA NOVA nascesse per qualche gran miglioramento apportato da quell’imperadore nella direzione della via primitiva, e per qualche nuovo tronco aperto da lui. Forse a quell’imperadore debbesi l’apertura del tratto, che volendo evitare la salita ardua del Gianicolo fu diretto dal ponte vaticano, che i ragionarii chiamano pure aurelio, e che i moderni appellano senza alcuna ragione trionfale per la valle vaticana a varcare con maggiore agio le pendici del Gianicolo nell’andamento della strada odierna di Civitavecchia, la quale uscendo dalla porta Cavalleggieri si unisce all’Aurelia primitiva circa 3 m. e mezzo fuori di Roma. Questa opinione viene confermata dal fatto, che porta aurelia fu detta quella del recinto onoriano, la quale era situata in testa del ponte Elio, o s. Angelo, che dopo la rovina dell’Aurelio, o Vaticano, come più prossimo, fu il varco per quale la via aurelia nuova traversò il Tevere. E del nome di quella porta testimonianza più antica che resti è quella di Procopio Guerra Gotica lib. I. c. XIX e XXII.

Di questa via abbiamo la nota e la disposizione delle stazioni nell’Itinerario di Antonino e nella Carta. Nell’Itinerario sono messe in questa guisa: ROMA, LORIUM, AD TURRES, PYRGI, CASTRUM NOVUM, CENTUMCELLAE, MARTHA FL., FORUM AURELII, COSSA, LACUS PRILIS, SALEBRO, MANLIANA, POPULONIUM, VADA VOLATERRANA, PORTUS HERCULIS, PISAE, FOSSAE PAPIRIANAE, LUNA, etc. Nella Carta poi si leggono così. ROMA, LORIUM, BEBIANA, ALSIUM, PYRGI, PUNICUM, CASTRUM NOVUM, CENTUMCELLAE, MINIO FL., GRAVISCAE, TABELLARIA, FORUM AURELII, ARMINIA FL., AD NOVAS, SUB COSA, COSA, ALBINIA FL., TELAMO, HASTA, UMBRO FL., SALEBRO, MANLIANA, POPULONIUM, ACQUAE VETULONIAE, VADA VOLTERRANA, AD FINES, PISCINAE, TURRITA PISAE, FOSSAE PAPIRINAE, AD TABERNAS FRIGIDAS, LUNA. Di queste stazioni poche entrano né limiti della mappa, cioè LORIUM, BEBIANA, ALSIUM, AD TURRES, e PYRGI, e queste furono descritte negli articoli rispettivi. Le rimanenti fino a Luna sono oggi bene determinate , così come i nomi attuali di tutti questi luoghi partendo da Roma, sono: LORIUM preso Castel di Guido BEBIANA, Casale Abbruciato, ALSIUM Palo, AD TURRES, Torre Flavia, PYRGI s. Severa, CASTRUM NOVUM Tor Chiaruccia, CENTUMCELLAE, Civitavecchia, MINIO FL., Mignone, GRAVISCAE Porto Clementino, MARTA FL. Marta, TABELLARIA Castellaccio, FORUM AURELII Torre Aurelia presso Montalto, ARMINIA, o ARMENITA FL. Fiora, AD NOVAS Ferriera di Pescia, SUB COSA, o Succosa Osteria di Capalbio, COSA Cosa presso Ansedonia, ALBINIA FL. Albegna, TELAMO Telamone vecchio, HASTA Collecchio, UMBRO FL. Ombrone, LACUS PRILIS Lago di Castiglione SALEBRO Buriano, MANLIANA Scarlino, POPULONIUM Populonia, AQUAE Vetuloniae Lago Caldo, VADA VOLATERRANA Vada, AD FINES Fino, PISCINAE Rosignano, PORUS HERCULIS Livorno, TURRITA o TRITURRITA Marzocco, PISAE Pisa, FOSSAE PAPIRIANAE Viareggio, AD TABERNAS FRIGIDAS Frigido, LUNA Luni. La via aurelia primitiva usciva Roma per la porta gianicolense situata nella estremità superiore della gola, che separava l’arce gianicolense delle pendici attinenti, cioè fra villa Spada e l’orto dietro la Fontana Paolina un tempo destinato ad orto botanico. Di la raggiungendo il ripiano del Gianicolo traversava la villa Corsini fuori di porta s. Pancrazio, e la villa Panfili nel primo tratto, donde sboccava nella strada moderna. Di questa direzione fan prova i moltiplici sepolcri scoperti nella villa Corsini ed illustrati da Pietro Sante Bartoli e da Piranesi, come pur quelli in questo secolo stesso dissotterrati nella villa Panfili prima di giungere al casino. In questo primo tratto presso la chiesa di s. Pancrazio diramava a sinistra la via vitellia ricordata solo da Svetonio, e che sembra essere la stessa che la Via Ianiculensis degl’Itinerarii. Quel biografo de dodici cesari nel principio della vita di Vitellio imperadore nota fra le altre cose, che si affacciano a provare la nobiltà della stirpe di quell’imperadore, la via vitellia, che dal Gianicolo andava fino al mare: indicia stirpis mansisse diu, viam vitelliam ab Ianiculo ad mare usque. La direzione di questa via si traccia ancora; dopo la chiesa di s. Pancrazio quasi retta conduce in direzione del mare, passando fra le tenute denominate, a sinistra Monte delle Piche Casetta Pantanella, e s. Cosimato, a destra Pisana e s. Cecilia. Quindi varcava il rivo Galeria e traversando le tenute di Campo Salino, Sulsare, e Porto giungeva al mare. Ma torniamo all’Aurelia: questa circa tre miglia e mezzo del recinto odierno, cioè fuori delle porte s. Pancrazio e Cavalleggieri si unisce in un solo tronco: e da questo punto fino a Palidoro, casale che è 15 m. distante, scavalca tutte le lacinie del dorso gianicolense verso la valle del Tevere, e perciò pel salire e scendere è molto incommoda. Laonde Frontone, che frequentemente la percorreva nell’andare a Lorium, Alsium, e Centumcellae, dove gl’imperadori aveano ville scrivea al suo allievo Marco Aurelio Epist. lib. I. ep. III. Feci prorsus compendium itineris Lorium usque, compendium VIAE LVBRICAE, compendium clivorum arduorum. E fino all’anno 1821 rimanevano molti tratti ben conservati del pavimento di questa via, che vennero vandalicamente distrutti per racconciare la nuova. E questo riastauro è durato poco, poiché divenuta impraticabile la nuova strada si è dovuto ricorrere ad altri mezzi, tanto falsa è la ragione di economia che per tali distruzioni suole addursi dagli appaltatori alla autorità superiore. Di questa devastazione chiare testimonianze ancora rimangono fra i casali di Bottacchia e Castel di Guido, cioè nei dintorni di Lorium: come pure fra Casale Abbruciato e Palidoro. Un pezzo dell’antico pavimento superstite fra il ponte dell’Arrone e Casale Abbruciato mostra lo stato della via innanzi che fosse distrutta, e fa vieppiù deplorare la perdita del rimanente. Dalla porta s. Pancrazio fino al secondo miglio circa la via aurelia originale ora a sinistra, ora a destra costeggia l’acquedotto di Trajano ristaurato sul principio del secolo XVII. da papa Paolo V. La via aurelia poi circa 2 m. fuori di porta Cavalleggieri lascia a destra la strada, che per Torre Vecchia, Porcareccio, Porcareccino, s. Rufina, e Buccèa conduce a Tragliata e Tragliatella, e per Tragliata si lega colla strada che va da Ceri a Galera. Questa via intermedia, voglio dire quella di s. Rufina, coincide con quella denominata nell’epilogo de’Regionarii, negli Atti de’Martiri, e nelle lapidi, via cornelia, strada, che pel nome dee dirsi aperta da un Cornelio, quantunque affatto ignota sia la persona e la epoca in che venne costrutta. Dopo la giunzione delle due vie aurelie, vecchia e nuova, circa tre miglia e mezzo lungi da Roma, la via scende verso il quinto miglio a varcare il rivo detto della Maglianella dal nome del fondo attinente, rivo che poscia assume il nome di fosso della Magliana, perché attraversa il fondo di questo nome 5 m. fuori di porta Portese, dove entra nel Tevere. Al miglio ottavo poi tragitta il fosso di Acqua Sona, che è lo stesso che il rivo Galera, e che sbocca nel Tevere 9 miglia e mezzo circa fuori di Roma. Ivi è l’osteria di Malagrotta parte del tenimento di Castel di Guido. Di là sale al casale di Bottacchia, e quindi a quello di Castel di Guido, e poscia discende al fiume Arrone, che al XIV. m. varca sopra un ponte antico a due fornici: v. ARRONE. Valicato quel fiume ascende al ripiano di Bebiana ossia Casale Abbruciato, e verso il miglio XVII scende verso Palidoro a raggiungere la pianura alsiense, e di là per Monteroni, s. Severa, e s. Marinella conduce direttamente a Centumcellae o Civitavecchia. Fra s. Severa e s. Marinella, e precisamente sotto quest’ultimo luogo rimangono gli avanzi di un ponte antico costrutto di massi quadrilateri di pietra locale, ponte che dee riguardarsi come apparente alla fondazione primitiva della strada.

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