VIA CASSIA, CLAUDIA, O CLODIA, TRIONFALE, AMBRINA E CIMINA.

[t.III, pp. 570-578]

Cicerone nel passo riferito di sopra dove si trattò della via aurelia Philip. XII. c. IX, dice che per tre vie poteva andarsi a Modena, dal canto dell’Adriatico per la Flaminia, da quello del Mediterraneo per l’Aurelia, ed in mezzo a queste  per la Cassia: media Cassia: e questa è la memoria più antica che abbiamo di tale strada, appartenendo all’anno di Roma 709, ossia 45 avanti la era commune. Il suo nome dimostra che venne lastricata da un Cassio: Cassia via, a Cassio strata, e questi io credo che fosse il censore Lucio Cassio Longino Ravilla, quello stesso che secondo Frontino condusse in Roma l’acqua tepula l’anno 626, di Roma insieme col collega Gneo Servilio Cepione e che lastricò mentre era proconsole la via di Tempe nella Tessaglia, come fa fede la iscrizione che ancora si legge incisa sulla rupe:

CASSIVS LONGINVS

PRO.COS

TEMPE. MVNIVIT

E questo è quello stesso censore che viene ricordato da Cicerone In Verr. Act. II. lib. I. c. LV. e che particolarmente si distinse per la severità, onde mantenere la integrità de’costumi. Velleio lib. II. c. X. questa via raggiungeva per Firenze l’Aurelia a Luna, e la Emilia di Lepido a Bologna. L’Itinerario di Antonio, e la Carta Peutingeriana la designano col nome di Clodia, cioè Claudia perché nel primo è colla Claudia una medesima via: e col nome di Claudia presso Roma l’appellano il calendario di Verrio Flacco, ed Ovidio de Ponto lib. I. epist. VIII. Le stazioni nell’ Itinerario indiate da Lucca a Roma sono PISTORIUM, FLORENTIA, AD FINES, O CASAS CAESARIANAS, ARRETIUM, CLUSIUM, VULSINII, FORUM CASSII, SUTRIUM, BACCANAE, ROMA. Nella Carta poi da Roma a Luna le stazioni di questa via sono disposte così: AD PONTEM, AD SEXTUM, VEIOS, VAGANAS, SUTRIO, VICO MATRINI, FORO CASSII, AQUAS PASSARIS, VOLSINIS, PALLIA FL. , CLUSIO, AD NOVAS, AD GRAECOS, AD IOGLANDEM, UMBRO FL. BITURIHA, AD AQUILEIA, FLORENTIA TUSCORUM, AD SOLARIA, BELLANA FL. VESIDIA, PISTORIS, AD MARTIS, LUCA, FORO CLODI, LUNAE. Di tutte queste stazioni non entrano nella carta che le prime quattro corrispondenti a Ponte Molle, Sepoltura di Nerone, Isola Farnese, e Baccano. Le seguenti della Carta Peutingeriana sono Sutri, Capannaccie, s. Maria di Forcassipresso Vetralla, Bagni di Serpa, Bolsena, il fiume Paglia, Chiusi, Monte Pulciano, Fojano, Cozzano il fiume Ambra, Monte Varchi, Incisa, Firenze, Pizzirimonte, Agliana, fiume Vesidia, Pistoja, Pescia, Lucca, Camajano, e Luni. La stazione di Ad Fines, o Casas Caesarianas dell’Itinerario si riconosce presso s. Giovanni in Valdarno. Ho detto di sopra che l’Itinerario, la Carta, Verrio Flacco, ed Ovidio chiamano questa via col nome di Clodia, o Claudia, come quella che in principio è la stessa, diramando dalla Flaminia 3 m. fuori dalla porta antica di Roma al ponte Mulvio. E circa la varietà della ortografia del nome Clodia e Claudia facilmente si spiega conoscendo quanto fosse stretta l’analogia di pronunzia fra il dittongo au e la vocale o, più o meno largamente espressa. Circa poi l’antichità rispettiva delle due strade parmi doversi dare il vanto alla Cassia, poiché secondo ciò fu notato, quella via fu costrutta nel primo periodo del secolo VII di Roma. Di essa fa menzione Cicerone ne’ primi anni del secolo seguente, e non la chiama Clodia, o Claudia, ma Cassia. Dalll’altro canto Verrio Flacco, ed Ovidio che Claudia l’appellano sono posteriori a Cicerone, e molto più ancora lo sono l’Itinerario di Antonino e la Carta Peutingeriana. E considerando, che della Claudia non si ha finora memoria, che preceda la era augustea, d’uopo è credere che circa que’tempi venisse aperta, e forse autore ne fu Appio Claudio Pulcro, censore insieme con Lucio Calpurnio Pisone l’anno di Roma 703. Il calendario prenestino di Verrio Flacco, che è il momento più antico, che ricorda la via claudia, nota ai 25 di aprile il sagrificio, che si faceva alla dea Robigo 5 miglia fuori di Roma VIA CLAVDIA AD MILLIARIVM V: ore quel grammatico fu maestro di Caio e Lucio nipoti di Augusto, morti, il primo l’anno quarto, ossia l’anno 758 di Roma, l’altro secondo della era volgare ossia l’anno 756: è perciò ragione di credere, che fin da quel tempo il primo tronco della Cassia, commune colla Claudia, forse per far la corte a Tiberio figliastro di Augusto, e che alla gente Claudia apparteneva fu piuttosto appellato via claudia che cassia, nome suo primitivo. Conferma questa opinione il passodi Ovidio citato di sopra, poeta che alla scostumatezza accoppiò viltà di carattere, adulando sempre Augusto che con ragione lo avea punito:

Nec quos pomiferis positos in collibus hortos

Spectat flaminiae, claudia iuncta viae.

Passo decisivo è questo, che dichiara la Claudia immediatamente diramare dalla Flaminia, che è lo stesso che dire essere in quel punto la Claudia e la Cassia una via sola ed identica. Passato il Tevere sul ponte Mulvio, a sinistra distaccarsi la strada più aperta da papa Pio IV, che va al Vaticano per porta Angelica: a destra la strada che raggiunge la Flaminia ne’prati di Tor di Quinto: in mezzo poi la via cassia, o claudia scavalca una delle lacinie del dorso oggi detto di monre Mario, parte della catena gianicolense. E nel punto dove distaccasi la Cassia dalla Flaminia furono gli orti del poeta Ovidio, siccome egli indica ne’versi riferiti di sopra. La via costeggia a sinistra il fondo Freeborn, dove nel muro veggonsi incastrati cippi sepolcrali pertinenti a soldati pretoriani rinvenuti probabilmente nel costruire il muro medesimo. Nel punto in che cominciasi a discendere la falda opposta di questa lacinia, che dicesi di Acqua Traversa, perché il rivo attraversa la strada, come fu notato a suo luogo T. I. p. 10, cominciansi a vedere traccie dell’antico lastricato. Circa 3. m. lungi da Roma si distacca a sinistra una strada tracciata sull’andamento di una via vicinale antica che va a raggiungere il dorso di Monte Mario, il ponte che ivi varca il rivo ha il nome volgare di Ponte di Acqua Traversa dal nome de’fondi in che si divide e che furono descritti a suo luogo. Dove la strada moderna al quarto miglio dalla porta attuale raggiunge il ripiano veggonsi a destra gli avanzi di una conserva antica : da quel puntola via per quasi 3 miglia va sempre sul dorso del colle circoscritto a destra e sinistra dalla valle del Tutia, oggi dettoAcqua Traversa. Poco prima di giungere al quinto segno migliario moderno, che è quanto dire al sesto antico presentasi a sinistra il sarcofago di Publio Vibio Mariano volgarmente appellato la Sepoltura di Nerone, del quale fu tenuto discorso di sopra. Ivi fu la stazione AD SEXTUM indicata nella Carta Peutingeriana, donde diramava a destra una via che direttamente menava a Veii. Dalla giacitura del sarcofago si ricava che la via cassia andava a sinistra della strada attuale. Un miglio circa più oltre è a sinistra il masso di un altro sepolcro, e verso il VII. m. dalla porta attuale vedesi a sinistra un segnale dell’acquedotto paolo già traiano, che in questo punto traversa la strada diriggendosi verso il monte Mario. Alle VII. m. e mezzo è una osteria a destra che dal nome della contrada dicesi la Giustiniana: ivi dirama a sinistra la strada antica di monte Mario, che i topografi sogliono chiamare via trionfale specialmente per la lapide riportata dal Grutero p. MLXXXI n. 1. scoperta nel 1554 nella vigna di Vincenzo Maccarani sul monte Mario. Tale denominazione non mi sembra improbabile, poiché non v’ha dubbio che almeno ne’ tempi imperiali una via di questo nome presso Roma esisteva, incontrandosene più volte memoria nelle lapidi: inoltre siccome i curatori di questa via ebbero contemporaneamente la cura delle via Aurelia e Cornelia è chiaro che fu nelle vicinanze di queste: finalmente in questa direzione medesima Anastasio indica il Territorium Triumphale nella fine della vita di s. Pietro. Quando la via trionfale fosse aperta la prima volta, e perché avesse tale nome è incerto, giacchè non può in verun conto ammettersi la opinione che così fosse chiamata per esse i trionfatori venissero a Roma, sendo che da tutte le direzioni si legge che venivano, come pure che per la porta trionfale fra il Campidoglio ed il Tevere facevano il loro ingresso. È certo però che questa strada era di brevissimo corso, e che partendo dal Vaticano, e scavalcando il dorso di monte Mario, raggiungeva la Cassia circa 8 miglia e mezzo fuori della porta antica in questo punto medesimo dove si fa la giunzione anche oggidì. Un piccolo casale che s’incontra al m. VIII. moderno a destra rammenta il riposo che ivi papa Pio VII. prese nel ritorno suo trionfale in Romaai 24 di maggio 1814. Quindi si passa presso la Torre delle Cornacchie, e 9 miglia ed un quarto lungi da Roma un gruppo di abituri compone la prima stazione postale da questa parte denominata la Storta. Il suo nome deriva dal torcere che ivi fa la via. Sopra la chiesa rurale è la iscrizione seguente posta l’anno 1700 che ricorda l’apparizione ivi avvenuta l’anno 1537 dell’Eterno Padre a s. Ignazio fondatore della compagnia di Gesù, iscrizione messa per cura del padre Gonzalez preposto generale di quella compagnia:

 

 

 

 

  1. O. M.

IN HOC SACELLO

DEVS PATER

  1. IGNATIO ROMAM PETENTI

AD SOCIETATEM IESV INSTITVENDAM

ANNO MDXXXVII

APPARVIT

IPSVM EIVSQVE SOCIOS

CHRISTO FILIO CRVCEM BAIVLANTI

BENIGNE COMMENDANS

QUI SERENO VVLTV IGNATIVM INTVENS

HIS VERBIS AFFATVS EST

EGO VOBIS ROMAE PROPITVS ERO

THYRSVS GONZALEZ

PRAEPOSITVS GENERALIS SOCIETATIS

SACELLO REFECTO ET ORNATO

SANCTO PARENTI

P

ANNO MDCC.

I rocchi di colonne di piccolo diametro, di marmi diversi, che veggonsi sparsi qua e là in questa stazione, ed i frammenti di cornici attestano in questi dintorni una fabbrica antica. Circa il X m. dirama a sinistra la via claudia, o clodia, la quale secondo la Carta peutingeriana passava per CAREIAE, Osteria Nuova, SABATE presso Bracciano, FORUM CLODII Ischia, BIERA Bieda, MARTHA FL.  Il fiume Marta, TUSCANA Toscanella, MATERNUM Monte dell’Oro presso Canino, SATURNIA Saturnia, e SUB COSA Osteria di Capalbio, dove congiungevasi coll’Aurelia-Emilia. Ora di tutte queste stazioni le due prime soltant entrano nella Carta, e di esse fu parlato a suo luogo. Un ramo poi di questa via che si distacca circa 16m. e mezzo a sinistra conduceva a Caere oggi Cerveteri, e si univa coll’Aurelia circa il miglio XXVI da Roma al ponte del Vaccina. Un altro a Caeriae staccavasene a destra e per Ponte la Trave, Polline, Trevignano e Vicarello ranodavasi col tronco principale a Sabbate. Finalmente un terzo ramo partiva a destra dopo l’Oriolo ed univasi colla Cassia a Monte Rosi. Varii tratti del pavimento antico conservansi nel tronco principale fra la Storta e Bracciano, molti e conservati ne rimangono de’tre rami sovraindicati. Or tornando alla Cassia poco dopo il diverticolo della Claudia lscia a destra la strada che conduce a sin. A Formello, ed a destra alla Isola Farnese, ossia a Veii. Al XII. m. da Roma scendo a varcare sopra un ponte il fosso della Isola, influente del Cremera, dove a destra, presso la osteria, che ha nome dal luogo perciò dicesi la Osteria del Fosso, si ha un altro diverticolo autico che menava a Veii, e che traversando in tutta la lunghezza quella città scendeva al Cremera, e per la valle di quel fiume raggiungeva la Flaminia presso la soteria della Valchetta 7 m. fuori la porta. Anche di questo diverticolo rimangono traccie patenti, ed un ponte antico magnifico presso Veii, di cui si è fatta menzione nel trattare di quella città rivale di Roma. Dalla Osteria del Fosso la via comincia a salire il ciglio meridionale del cratere di Baccano. Giunta quasi al punto culminante passa presso ad una osteria che dalla insegna di una merla dicesi la Merluzza, circa 13 m. distante da Roma. Ivi entrava nel bosco di Baccano infame pe’latrocinii, ed oggi in gran parte abbattuto. Al m. XVII scende nel cratere, e gira intorno al labbro verso oriente e settentrione. Al m. XIX passa presso la stazione di Baccano che deriva il suo nome da Ad Bacchanas, o Ad Baccanas, descritta a suo luogo. Dopo il vigesimo cippo migliario scavalca il labbro settentrionale. Un miglio dopo passa presso la osteria del Pavone. Di là da questo punto veggonsi gli avanzi di un ponte antico costrutto sopra uno degl’influenti del Treja; è questa l’indizio della diramazione della via amerina ricordata nelle lapidi, e così è denominata perché conduceva ad Ameria. Le stazioni sopra questa via che sono notate sulla Carta peutingeriana sono le seguenti: VACANAS, cioè BACCANAS, NEPE Nepi, FALERIOS s. Maria di Fallari, CASTELLVM AMERINVM Bassano, ed AMERIA Amelia. Di là poi conduceva a Perugia passando per TVDER Todi, e BETTONA Bettona. A sinistra poi la Cassia era raggiunta da un diverticolo di communicazione colla Claudia poco prima della osteria detta di Settevene, che stà 22 m. e mezzo lontano da Roma. Giunta 3 m. dopo a Monte Rosi la via cassia direttamente menava a Sutri, e per Vico Matrinii a Forum Cassii; a destra però distaccavasi un’altra via, che siccome andava a traversare il bosco ed il monte Cimino avea perciò il nome di via Cimina, siccome leggesi nelle lapidi. Questo ramo corrisponde alla odierna strada postale di Viterbo, che passa per Ronciglione e Vico, e raggiunge la Cassia ad AQVAS PASSERIS.

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