Savello

[t. 3, pp. 65-67]

Sabellum – Castrum Sabelli.

Castello diruto ed affatto deserto, il quale si vede sopra un monte, circa 2 m. ad oriente di Albano, e che è l’ultima lacinia del gruppo de’ monti albani da quella parte. Per andarvi si passa per la piazza della Posta di Albano, e volgendo a destra si costeggiano le terme della villa di Domiziano, sulle quali è edificato il Conservatorio di Gesù e Maria, e che sogliono appellarsi le terme di Pompeo. Dopo quelle rovine si perviene ad un bivio: lasciando la strada a destra, e prendendo a sinistra, dopo circa un mezzo miglio si trova il sentiero che conduce a questo castello. Esso presenta la stessa costruzione, e lo stesso aspetto di quello de’ Caetani presso il sepolcro di Metella vicino a Roma, opera del secolo XIII: i fabbricati sono di opera saracinesca di peperino, e le torri del recinto erano quadrate. Dentro si veggono ancora gli avanzi delle case, e quelli della chiesa: le pitture dell’altare principale mostrano che era sacra alla Vergine. Le rovine di questo castello coperte di edera e di arbusti sono molto pittoriche.

Da quanto ho descritto si vede che quello che rimane di questo castello appartiene tutto al secolo XIII. ma la memoria di questa Terra diroccata è molto più antica. Fin dall’anno 1023 si fa menzione di un fondo o luogo, qui vocatur Sabello posto nel territorio albanense in una carta dell’Archivio di s. Maria in Via Lata riportata dal Galletti nel Primicero p. 257. E questa stessa denominazione s’incontra nella bolla di Callisto II. data l’anno 1123 a favore di s. Maria in Trastevere, confermata poi da papa Benedetto XII. nel 1339, nella quale si ricordano vigne in Sabello; ma non si fa mai menzione di un castello di questo nome. Quindi mi sembra ragionevole che i Savelli, piuttosto che dare ricevessero il nome da questo colle che fino dal secolo XI. dicevasi Sabellum: onde i primi personaggi di quella famiglia, de’ quali ci rimangono monumenti, come Luca, che fu senatore in Roma negli anni 1235 e 1266, e padre di papa Onorio IV. di Giovanni, e Pandolfo Savelli, morto l’anno 1266, e Pandolfo suo figlio morto l’anno 1306, le cui lapidi si leggono nella cappella di s. Francesco in Araceli non altrimenti si appellano che de sabello dal luogo della nascita, o della origine, il quale poscia diventò nome di famiglia, formandosi di De Sabello, De Sabellis, e di De Sabellis, Sabellus e Sabelli. Ho notato per argomento di analogia che il Castrum è contemporaneo di quello di Capo di Bove de’ Caetani: la congettura che è fondata sulla identità della costruzione e dello stile viene avvalorata da un documento riportato dal Nerini nella storia di s. Alessio e pertinente all’anno 1315; questo è l’istromento di enfiteusi del casale di s. Eufemia, che oggi chiamano per corruzione, di s. Fumia, posto sotto Castel Savello, fatto dai monaci di s. Alessio a favore di Niccolò di Giovanni Lato, e di Matteo di Angelo Abbate, ambedue abitanti de Castro domini Johannis de Sabello: era dunque allora sorto il castello, ed era stata opera di un Giovanni Savello, il quale fu quello stesso, che essendo fratello del card. Iacopo, poscia papa Onorio IV, fu podestà di Orvieto l’anno 1275, come narra il Monaldeschi; così che al declinare del secolo XIII. ed a questo Giovanni quel castello si deve attribuire. Quindi i Savelli trassero nome da questo colle e Castel Savello su questo colle medesimo ebbe origine da loro. Due fatti particolareneute si ricordano di questo castello: il primo appartiene all’anno 1436, quando Giuliano Ricci arcivescovo di Pisa, legato di Eugenio IV. lo prese e lo diroccò, siccome narra l’autore del Diario contemporaneo riportato dal Muratori R.I.S. T. XXIV. p. 1114: e l’altro, quando secondo l’Infessura l’anno 1482 essendo stato insieme con Albano e Castel Gandolfo occupato per qualche tempo dal duca di Calabria e dai Colonnesi dovette arrendersi alle genti della Chiesa ai 19 di agosto. Cessate le guerre civili Castel Savello continuò ad essere abitato; ma la vicinanza di Albano, e la mancanza delle acque lo fecero insensibilmente decadere e finalmente nel 1640 fu intieramente abbandonato.

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