PONTE LUCANO

[t. 2, p. 575-577]

Ponte sull’Aniene 16 miglia distante da Roma per la strada di Tivoli. Ne’ tempi passati volle derivarsene il nome dei luci, o boschi sacri, o dai Lucani, popolo della Italia meridionale, solo seguendo l’impulso delle etimologie, e senza avere autorità classica, alla quale appoggiarsi. La esistenza però della mole de’Plauzii sulla testata sinistra del ponte medesimo: la certezza della origine tiburtina di quella gente, confermata da Tacito: e la scoperta della colonna milliaria portante il num. XIV. fatta presso le acque Albule circa la metà del secolo passato, co’nomi di Marco Plauzio Lucano, e Tiberio Claudio nerone, edili cutuli, pretori, censori, e duumviti quinquennali a Tibur, mi portano a credere che la diramazione della via tiburtina attuale, dalle acque Albule verso l’Aniene a destra fosse fatta dagli edili sovrammenzionati, ed il ponte che necessariamente dovea costruirsi fosse fatto da M. Plauzio Lucano stesso, come tiburtino di origine, onde Pons Lucani si disse od anche Pons Lucanus, nome che tuttora conserva.

Questo ponte fu in origine composto di tre archi di travertino, i quali hanno il nucleo costrutto di scaglie di tufa. Di questi tre archi, intatto rimane quello prossimo alla riva sinistra: quello di mezzo vedesi tagliato ad arte e risarcito con costruzione analoga a quella de’ ponti Nomentano e Salario nel secolo VI. della era volgare, e quello prossimo alla riva destra, tagliato anche esso e grossolanamente risarcito nel secolo XV. è stato di recente, insieme con tutto il ponte ristaurato di nuovo. Tutti e tre gli archi poi si trovano semisepolti sotto le maceria, che vi ha agglomerato il fiume, in modo che l’acqua quando è bassa è superiore di molto alle imposte originali. Scorrendo il fiume in quesot punto in modo da formare un angolo acuto colla via tiburtina l’architetto fu necessariamente portato a torcere leggermente il ponte verso la via, formando così un angolo ottuso verso Roma: e siccome questo avrebbe potuto recar nocumento al ponte nelle grandi alluvioni, perciò ampliò l’alveo del fiume da questa parte, formando una specie di seno rivestito di massi di travertino, il quale in parte ancora conservasi. Dei ristauri dei due archi di questo ponte si conosce la causa, rammentandosi, che Totila per testimonianza di Procopio tagliò tutti i ponti, che erano sull’Aniene fra Tivoli e Roma: e sul Salario fino all’anno 1798 rimasero le iscrizioni di Narsete, che dopo tale rovina lo restaurò; onde io credo che l’arco di mezzo del Lucano fosse da lui tagliato e da Narsete rifatto, e con questa opinione si accorda la costruzione; quanto poi al ristauro del secolo XV. che si scorgeva nel primo arco, io credo che sia una conseguenza delle guerre civili, che afflissero in quel secolo i dintorni di Roma, e forse Niccolò V. che tanto operò pel risorgimento di Roma, rifece pure la volta di quell’arco.

Più volte questo ponte viene ricordato nelle storie de’ tempi di mezzo, e primieramente dal card. di Aragona nella vita di Pasquale II apprendiamo, che gli Alemanni venuti con Enrico IV. imperadore, dopo essere stati discacciati dai Romani, scorsero la Teverina, passarono il Tevere al di là dal Soratte, e devastando la Sabina vennero a questo ponte, e da esso poi andarono al ponte Mammeo, oggi Mammolo, dove si conchiuse fra il papa e l’imperadore un accordo. Veggasi la raccolta del Muratori R. I. S. T. III. P. I. p. 362. Lo stesso scrittore nella vita di Adriano IV inserita nella medesima raccolta p. 444 narra come l’anno 1155, sollevatosi il popolo romano contro Federico Barbarossa,questi insieme col papa uscì dalla vittà,e per la Teverina, passato il Tevere incontro a Magliano percorsero la Sabina, e nella vigilia di s. Pietro giunsero al ponte Lucano, dove a cagione della solennità decretarono di rimanere. Ivi il dì seguente celebrata la messa vennero i legati de’ Tiburtini a presentare le chiavi ed il dominio della loro città a Federico, cercando così di sottrarsi da quella della Chiesa; Federico però non accettò tale offerta. Lo storico soggiunge, che l’aria calda e insalubre di quella pianura fece gran strage degl’imperiali. Nella cronaca di Riccardo da s. Gennaro riportata dallo stesso Muratori T. VII. p. 1047. leggesi, che il card. Giovanni Colonna occupò contro il papa questo ponte l’anno 1241. e nel Diario del Nantiporto presso il medesimo, Tomo III. P. II. p. 1093 si narra, che fu occupato da Paolo Orsini l’anno 1485. Queste varie occupazioni fan prova della importanza strategica del sito, per la quale fu pure fortificato a guisa di fortezza il contiguo sepolcro de’ Plauzii ne’ tempi bassi, ed in ultimo luogo da papa Paolo II nel secolo XV.

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