POLITORIVM.

[t.2, pp. 571-572]

Dionisio lib. II. c. XXXVII. XXXVIII. narra, che Anco Marzio dopo avere ordinato gli affari interni di Roma, lusingandosi di vivere in pace, ebbe a muovere le armi contro i Latini, e primieramente si rivolse contra Politorio, la quale città costrinse ad arrendersi. Non fece allora alcun male agli abitanti, ma li traslocò con tutti i loro averi in Roma, e li divise come cittadini fralle tribù: e più sooto, c. XLIII. mostra, che li pose ad abitare sull’Aventino. Ma l’anno seguente, che fu il 117 di Roma i Latini mandarono coloni nella città abbandonata e si posero a coltivare le terre, onde il re di Rome mosse di nuovo le armi, e dopo aver vinti i Latini prese la città, ne arse le case, e ne distrusse le mura onde i latini non potessero più stanziarvi a danno de’ Romani. Livio narra presso a poco lo stesso lib. I. c. CCCIII. onde da ambedue questi storici sommi apparisce essere stata questa la prima delle città latine prese da Anco, ed essere stata doisfatta, nè dopo più si ricorda negli scrittori antichi, se non in Plinio, che, lib. III. c. V, la enumera fralle città latine perite senza lasciar vestigia: ed in Stefano che la nomina, come indicata da Dionisio. Ora questa città, come quelle di Ficana e Tellene, che dopo furono prese da Anco in quella medesima guerra era nel Lazio fra roma ed il mare, e siccome Ficana non era più di 11 miglia distante da Roma sul tevere a destra della via ostiense, come mostra Festo, perciò nella stessa direzione io credo che fosse ancor questa. Infatti presso Decimo a sinistra della via laurentina circa 11 m. distante da Roma, è un colle di tufa dirupato, ed isolato, che ha tutta l’apparenza del sito di una delle città, o borgate più antiche del Lazio, che vi fu edificata, dove io congetturo che fosse questa città latina conquistata due volte e distrutta dal quarto re di Roma. Il suo nome che risente la origine pelasgica, mi fa supporre che potesse essere stata edificata dai palsgo.aborigeni dopo la espulsione de’Siculi.

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