Molara Roboraria

[t.2, pp.332-335]

Molaria

Castello diruto del secolo XIII, situato nella valle, che separa il dorso tusculano dal gruppo de’ monti albani, quasi dirimpetto alla cittadella di Tusculo, al XV. miglio della via latina, corrispondente a circa 14 miglia fuori della Porta s. Giovanni. Il suo nome derivò da una cava di pietre molari, che si vede ancora sotto il castello a nord-ovest: esso viene communicato ad una moderna osteria, che poco più oltre si vede a sinistra della via medesima: ed alla strada che in questa parte corrisponde all’antica via latina. Questo castello formossi dopo l’abbandono della stazione di Roboraria, la quale fu così detta dal bosco di quercie, robora, presso cui trovavasi, che nell’Itinerario di Antonino viene indicata come al miglio XVI, della via latina. Esso è sopra un colle isolato di lava basaltica a destra della via, e conserva ancora le vestigia del recinto fortificato, con torri rotonde e quadrate di costruzione saracinesca del secolo XIII formata con piccioli parallelepipedi di tufa e di lava. Nella parte più alta era la rocca, e verso occidente la chiesa, della quale rimangono ancora gli avanzi.

Ho detto che la sua origine devesi all’abbandono di Roboraria: il sito poi è di tale importanza nello stretto della valle già detta albana, che probabilmente non fu trascurato dai conti tusculani durante la loro potenza; imperciocchè nel Chron. Subl. an. 1090 narrasi, come Agapito conte tusculano ebbe due figlie: ed una ne diè in moglie ad Oddone Frangipani, alla quale lasciò castra Mareni, Turricellae, montis Albani et Nemoris et suam partem castri Montis Compatri, l’altra poi ad Annibale Annibaldi. a cui lasciò i castra Arcis Perituriae, Montis Porculi et Molariae etc: Veggasi il Nerini nella Storia di s. Alessio p.528. Ma quel documento non va esente da dubbii gravissimi d’interpolazione, per que’ castra Mareni, ec: sebbene non si ponga affatto in questione il dominio degli Annibaldi sopra questo castello, i quali perciò ebbero il nome di Signori della Molara. Quello che è certo, è che le rovine superstiti presentano in tutte le parti la costruzione del secolo XIII, e che non prima di quella epoca se ne hanno documenti sicuri. Infatti la prima memoria, che ne ho trovato appartiene all’anno 1254, quando Riccardo degli Annibaldi cardinale diacono di s. Angelo n’ era in possesso, e vi accolse papa Innocenzio IV. con molta magnificenza, come si ha da Bernardo Guidone nella vita di quel papa presso il Muratori R. I. S. T. III. P. I. p. 592. Quel cardinale l’ avea comprato, sebbene non si sappia da chi: ed una prova di tale acquisto si ha nella Storia di Malaspina riportata dal Muratori R. I. S. Tomo VIII. alla quale pag. 798 si legge, che il card. Riccardo degli Annibaldi condusse Carlo di Angiò usque ad castrum Molariae, quod idem cardinalis proprio impenso peculio pro sua haereditate quaesierat. E quel cardinale fu che costrusse le fabbriche, e le mura, che oggi ivi veggonsi diroccate: e fino al secolo XV, rimase in potere della sua famiglia. L’anno 1265 accompagnò egli stesso a proprie spese fin là Carlo di Angiò nella spedizione che questi intraprese contro Manfredi. Veggasi Niccolò de Iamsilla presso il Muratori Op. cit. T. VIII. p. 597. Narra Tolomeo da Lucca Hist. Eccl. presso i R. I. S. T. XI. p. 1155 di essere stato testimone oculare della guarigione istantanea operata ivi da s. Tommaso di Aquino infermo di febbre terzana, sul suo compagno Raimondo malato di febbre continua, mentre dimoravano presso il card. Riccardo sovraindicato. Nel 1328 agli 11. di giugno essendo stato questo castello occupato dalle genti del re Roberto, dovette arrendersi, dopo qualche giorno di assedio per mancanza di viveri ai Romani ed alle truppe di Lodovico il Bavaro. Giovanni Villani Storie lib. X. c. LXXVI. Dal Chron. Estense riportato dal Muratori ne’ R. I. S. T. XV. c. 444 apprendiamo, che nella battaglia contro Rienzi fu ferito ed ucciso Niccolò degli Annibaldi signore della Molara nell’anno 1351. Sul principio del secolo seguente l’anno 1405 si legge nel Diario Romano anonimo riportato dal Muratori ne’ Rerum Italic. Script. T. XXIV. p. 975 come il dì 15 di aprile, che fu il mercoledì santo, cominciò ad uscire in campagna l’esercito del Popolo Romano contra i figli di Tebaldo della Molara, e si accamparono presso quel castello; dierono il guasto a molte terre intorno a questo ed a quella di Rocca di Papa, e vi rimasero undici dì. Innocenzo VII, che allora reggeva la chiesa vi spedì come ambasciadore il priore di s. Maria Aventina, onde fosse mediatore frai Romani, ed i signori della Molara; ma questi si condusse in modo che ritornato in Roma gli fu tagliata la testa, e sepolto in s. Pietro. Dal Diario dell’Infessura poi si trae, che la pace venne conchiusa precisamente il giorno di s. Marco: Muratori R. I. S. T. III. P. II. p. 1116. Queste sono le memorie che ho potuto ricavare della Molara, castello, che nel corso dello stesso secolo XV fu abbandonato, e che a poco a poco è andato in rovina.

La valle sovraindicata, nella quale questo castello fu edificato è certamente quella stessa che Livio designa nel capo VII. del libro III. col nome di Albana vallis, della quale fu parlato nel tomo I. pag. 80 nell’articolo ALBANA VALLIS.

Il tenimento annesso alla Molara appartiene fino dal secolo XVII. ai Borghese, e comprende circa 345. rubbia: esso confina co’ territorii di Monte Porzio, Monte Compatri, Rocca di Papa, e Frascati.

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