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Castello diruto situato sopra una eminenza di lava delle ultime falde de’colli tusculani circa 10. miglia distante da Roma a sinistra della strada di Grotta Ferrata, che in questo luogo coincide colla latina antica. Somiglia per la pianta a quello de’ Caetani presso il sepolcro di Cecilia Metella, cioè è un recinto quadrilungo nella direzione da maestro a scirocco, i cui lati maggiori vengono difesi ciascuno da 6 torri quadrilatere poco sporgenti in fuori, distanti circa 75 piedi una dalla altra: i minori da 3 contando le angolari in ambedue i lati. Il recinto ha 1275 piedi di giro, cioè 450 di lunghezza e 187 e mezzo di larghezza. La porta era nel lato nord-ovest. La sua costruzione è quella che dicesi saracinesca, cioè formata di rettangoli di pietra albana grossi, particolarmente in uso nel secolo IX. e X. e alla metà di questo ultimo secolo sembra che si possa ascrivere questo castello, fondato probabilmente dai conti tusculani, ricordato col nome di Civitella nella bolla data l’anno 955. da Agapito II. a favore del monastero di s. Silvestro in Capite allora detto de’ ss. Stefano, Dionisio, e Silvestro Catapauli.
Ai Savelli apparteneva l’anno 1436. allorché fu preso, saccheggiato, e disfatto dalle genti di Eugenio IV, condotte da Giuliano Ricci arcivescovo di Pisa, legato del papa, insieme con Castel Gandolfo, Albano, e Savello, altre terre di quella famiglia, siccome riferisce Paolo di Lelio Petroni nella Miscellanea Istorica inserita dal Muratori ne’Rer. Ital. Scr. Tom. XXIV. pag. 1114. Continuò nulladimeno ad essere in potere de’ Savelli fino ai 10 di ottobre 1473 in che essendo abbate commendatario di Grotta Ferrata il cardinale Giuliano della Rovere nipote di Sisto IV. e poscia papa col nome di Giulio II. permutò questo castello colla terra dell’Ariccia da lui ceduta a Mariano Savelli, siccome si trae dall’istromento esistente nell’archivio Sforza, dal quale apparisce che era ancora diruto. Quel cardinale lo ristaurò, e fortificò di nuovo, e di tali lavori chiare appariscono ancora le tracce sì nelle parti inferiori, come nelle superiori, e nella merlatura: A tal epoca pure, appartengono gli avanzi delle case che veggonsi nell’interno. Per testimonianza del notaio da Nantiporto nel Diario inserito dal Muratori nella raccolta sovraindicata T. III. P. II. p. 1071. ai 5 giugno 1482 vi alloggiò il duca di Calabria con 30 squadre di cavalli e 3000 fanti.
Questo castello succeduto alla stazione Ad Decimum della via latina fu la causa principale dell’abbandono di questa via, come quello de’ Caetani lo fu dell’Appia.