Alessandrina

Felice

[t. 1, pp. 119-121 ]

È una delle acque di Roma, portata da Alessan­dro Severo per uso delle terme da lui edificate, e ricondotta da Sisto V. nel 1585 che le diede il nome di Felice, che egli avea prima del papato. Lampridio nella vita di Alessandro Severo c. XXV. così ne par­la: Opera veterum principum instauravit: ipse nova multa constituit: in his thermas nominis sui iuxta eas quae neronianae fuerunt, aqua inducta quae ALEXANDRINA nunc dicitur. Quindi viene enumerata fralle acque di Roma, tanto nell’epilogo di Vittore, quanto in quello della Notizia. Questo acquedotto anti­co, costrutto di opera laterizia non regolare ed analo­ga al tempo di quell’ imperadore, traversando le valli, che successivamente incontra, le scavalca sopra uno o due ordini di archi non regolari neppure essi, né per la grandezza, né per la forma. Esso fu tracciato intie­ramente dal Fabretti nella celebre sua opera De A­quis et Aquaeductibus ec. Diss. I. §. II. e seg, a par­tire dalle sorgenti fino alla distanza di un miglio da Roma. Colla scorta di questo dotto antiquario ho vo­luto seguire ancora io questo acquedotto: le sorgenti che oggi vanno nell’acquedotto Felice sono nella tenu­ta di Pantano non lungi dal bottino moderno circa 14 miglia lontano da Roma: poco dopo si veggono gli a­vanzi di una piscina limaria che fu disegnata dal Fa­bretti e quindi 45 archi sorgono appena da terra, dove l’acquedotto traversa due rivi che vanno a scolare nell’Osa. Di quà da questi se ne contano altri 62, e poscia altri 67 dietro il procoio di Pantano: in seguito lo speco si perde sotterra fin presso alla torre, o casale di s. Antonio, dove emergeva la sostruzione, per spa­rire poco dopo. Quindi in linea retta si dirige verso il casale di Torragnola in modo che si direbbe voler traversare la via prenestina, ed in questo tratto s’in­contrano nove pozzi, o trombini, un ponte di massi quadrilateri di pietra gabina, e quattro archi molto bassi e quasi sepolti. Sotto il casale di Torragnola, do­ve appunto è più prossimo alla via prenestina, si con­tano 28 archi ben conservati, ed ivi torce verso la si­nistra ravvicinandosi sempre, alla via labicana. Trovasi poscia un tratto di sostruzione con un’arco, e quindi una deviazione a destra diretta verso Arcioncelli sulla via prenestina, indizio di una villa in quella parte quindi s’incontrano prima 50 e dopo 22 archi nella tenuta di Salone e Saloncino: e dove traversa la Mar­rana, che viene da Torre Nuova e si dirige verso Tor Tre Teste si contano 28 archi ben conservati che taglia­no tutta la valle. In seguito si perde sotterra: ricom­parisce di nuovo presso le sorgenti che formano il ri­vo di Bocca di Leone presso Casa Calda, dove prima si contano 102 archi; di là da essi presso Roma è una deviazione a sinistra verso le rovine di Sub-Augusta, e quindi le valli successive sono traversate da 18, 23, e 7 archi. Nella valle poi di Casa Rossa se ne ammi­rano 92 che sono i più alti, che rimangono di tutto l’acquedotto, i quali vanno a terminare in una sostru­zione che raggiunge la via labicana al terzo miglio da Roma. Ivi traversa la via, e portandosi sulla sinistra passa per la valle di Acqua Bollicante un miglio e mez­zo fuori di porta Maggiore, dove si veggono ancora 52 archi. Dopo torce di nuovo verso la via, e circa 1 mi­glio fuori di Roma si trovano le ultime sue tracce en­tro la vigna de’ certosini. Circa l’acquedotto Felice veg­gasi l’articolo FELICE.

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