Vicus Alexandri

[t. 3, pp. 491-492]

Ammiano Marcellino lib. XVII. c. IV. narrando il trasporto in Roma del grande obelisco egizio, oggi eretto al Laterano, eseguito per ordine di Costanzo imperado re l’anno 357 della era volgare, mostra come questo rimontando il corso del Tevere venne sbarcato in vicum Alexandri tertio lapide ab urbe seiunctum: dove, posto sopra curuli, tirato placidamente, per la porta ostiense e la piscina pubblica, oggi detta via di porta s. Paolo, fu introdotto nel Circo Massimo. Le tre miglia dalla porta antica assegnate come distanza del vico di Alessandro coincidono precisamente poco dopo il caricatore della pozzolana, e perciò sono certo che quel vico fu in questo punto. Infatti nell’anno 1823 vidi scavi fatti nella vigna a sinistra della via, e che è la ultima da questa parte de’ contorni di Roma, adiacente al rivo delle acque salvie, che poco dopo si mesce nel Tevere. In tale occasione si scoprirono i ruderi di molte fabbriche, che sembravano aver servito di bagno, con pavimenti di musaico e di alabastri, marmi colorati ec. ed una cloaca coperta di tegoloni, a capanna, come suol dirsi dai muratori, che serviva a portar via le acque.

Questo vico era situato in un luogo opportuno, giacchè trovavasi al bivio, dove la via laurentina diramava a sinistra dalla ostiense, e presso ad un porto; o per meglio dire approdo naturale del fiume.

I commenti sono chiusi.