Verruca, Verrugo – Colle Ferro

[t. 3, pp. 472-475]

Questo antico castello col nome di Ερῥουϰα si ricorda da Diodoro lib. XIV. c. VI. che in latino equivale a Verruca, con quello di Verrugo da Livio lib. IV. c. I. LV. LVIII. e lib. V. c. XXVIII. e da Diodoro stesso lib. XIV. c. XCVIII. Ambedue questi scrittori la dicono città de’ Volsci. Il primo modo però di enunciarne il nome parmi il più proprio, come quello la cui etimologia direttamente procede dalla situazione. Verruca chiamavano i Latini quella escrescenza di carne, che noi diciamo porri, e per traslato un luogo alto situato sopra di un monte isolato e quasi protuberanza della pianura. Ne abbiamo una prova in un passo della opera perduta di Catone che avea intitolato Originum, passo che ci è stato conservato da Nonio lib. II. §. 909, e da Gellio lib. III. c. VII. Dice pertanto di Quinto Cedicio tribuno de’ soldati, che vedendo l’esercito romano in una posizione molto pericolosa ne andò dal console e gli disse essere d’uopo di fare occupare più presto che fosse possibile un sito alto ed aspro da 400 soldati: Maturum censeo, inquit, si rem servare vis, faciundum, ut quadrigentos aliquos milites ad VERRUCAM illam, sic enim M. Cato locum editum asperumque appellat, ire iubeas; eamque uti occupent imperes horterisque. Metafora condannata da Quintiliano, Inst. Orat. lib. VIII. c. III. §. 48 c. VI. §. 19 e seg. come di soverchio bassa portando per esempio Saxea est verruca in summo montis vertice.

Era Verruca, o Verrugo, comunque voglia chiamarsi, una città posta sopra un colle isolato, aspro di accesso e di ristretta dimensione: era, come Diodoro e Livio dichiarano nel paese de’ Volsci, circostanze, che sarebbero troppo vaghe, se non avessimo altri dati per situarla con una certa determinazione. Ma fortunatamente Livio ci toglie d’impaccio per crederla situata nella valle del Tolero, o Trero, allorchè narra lib. IV. c. I, come il senato udì con piacere la mossa fatta dagli Ardeati, dai Veienti, dai Volsci, e dagli Equi, onde il popolo rimanesse distratto dalle proposizioni fatte da Canuleio tribuno della plebe. I Volsci, e gli Equi in quella occasione si mossero ob communitam Verruginem, condizione imposta dai Romani nella pace con loro conchiusa l’anno antecedente: adeo vel infelix bellum ignominiosae paci praeferebant. Ora il solo punto che poteva incommodare i Volsci e gli Equi nelle loro communicazioni vicendevoli e che nel tempo stesso era come la chiave del Lazio antico da quella parte, è un colle fra Monte Fortino, che vedemmo essere succeduto ad Artena de’ Volsci, Segni che era colonia romana fin dai tempi di Tarquinio il superbo, e Valmontone, che si vide corrispondere a Tolerium, città equo-latina, il quale chiamasi Colle Ferro, nome che conserva le traccie di quello di Ferruca, o Verruca. Sembra pertanto, che i Romani della colonia di Segni circa l’anno di Roma 310 munirono onde frenare i Volsci e gli Equi questo posto importante, e perciò i due popoli ne fremettero secondo Livio lib. IV. e. I. et Volscos, Aequosque ob communitam Verruginem fremere. Questi se ne impadronirono nella guerra dell’anno 347, ma i Romani la ripresero secondo lo stesso storico lib. IV. c. LV. Verruginem in Volscis eodem exercitu receptam, populationesque et praedas et in Aequis et in Volsco agro ingentes factas. Due anni dopo la ritolsero i Volsci ai Romani, che vi perdettero il presidio, il quale dopo una difesa valorosa vi perì per tardanza di soccorso; ma fu poco dopo vendicato. Ritolta Verrugine i Romani la presidiarono di nuovo. Era l’anno 361 in loro potere, ed era stata occupata dal tribuno militare C. Emilio con una parte dell’esercito romano, mentre l’altro tribuno Spurio Postumio si diè a saccheggiare il territorio nemico col restante delle truppe. Queste però furono colte dagli Equi e forzate a guadagnare i colli adiacenti, e fra questi vi fu Colle Sacco, dove il tribuno messi in sicuro i suoi, rampognò loro la codarda condotta che aveano mostrato, onde infiammarli alla vendetta: e così avvenne, chè que’ soldati domandarono di correre ad assalire il campo nemico nella notte vegnente: i nemici però si frapposero in modo da troncar loro le communicazioni con Verrugine: la battaglia fu aspra, ed incerta, ma le grida de’ combattenti, udite da que’ che presidiavano Verrugine, furono credute che derivassero dall’assalto del campo romano, e tanto timore incussero loro, che malgrado tutte le rimostranze e le preghiere di Emilio, abbandonarono la Terra e fuggirono per la gola dell’Algido a Tusculo. Il dì seguente però Postumio sconfisse intieramente gli Equi, e riacquistò la città così vilmente abbandonata. Livio lib. V. c. XXVIII. Tanto la guerra del 349 che questa del 361 sono narrate da Diodoro ne’ luoghi citati.

Dopo quella epoca non si ricorda più Verrugine, che fu probabilmente abbandonata. Ne’ tempi bassi sorse sulle sue rovine il castello di Colle Ferro, proprietà de’ Conti di Segni, anche esso oggi deserto. La via per andarvi è la Latina fino al quadrivio di Pimpinara, dove si segue per alcun tratto il diverticolo che conduce a Segni, e quindi, un miglio distante si diverge a sinistra.

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