Sacro M. – Mons Sacer

[t. 3, pp. 53-55]

Sulla sponda destra dell’Aniene al confluente del rivo Ulmano, che ivi chiamano oggi fosso di Casal de’ Pazzi, innalzasi a destra della via nomentana presso il ponte di questo nome un tumulo quasi isolato che sfaldando leggermente verso settentrione va a legarsi colle fimbrie del gran ripiano della Cecchina. È questo certamente il celebre monte Sacro, poichè pel sito in che trovasi, per la distanza da Roma, e per altri particolari accordasi con tutto ciò che di esso leggesi in Cicerone, Dionisio, Livio, e Valerio Massimo, per tacere altri nomi.

Imperciocchè da molti scrittori antichi ricordasi come quello, sul quale la libertà romana due volte venne consolidata, contra la insolenza de’ patrizii, che tendevano a ridurre il governo di Roma ad una aristocrazia oppressiva, e contra la perversità de’ decemviri che ne volevano fare una oligarchia tirannica. E la prima volta il popolo vi si ritirò l’anno di Roma 260, e venne placato secondo Livio lib. II. c. XXXII col celebre apologo da Menenio Agrippa, ed allora creò a sua salvaguardia i tribuni della plebe: la seconda volta poi l’anno 305 dopo il misfatto di Appio il decemviro verso Virginia ed allora la potestà tribunizia venne ristabilita in tutta la estensione sua, e per sempre furono dichiarate inviolabili le persone, che ne erano dal popolo stesso investite, come pure gli altri magistrati plebei, cioè gli edili, i giudici ec. sanzionando queste leggi con pene capitali contra i trasgressori.

Or veniamo alla posizione di questo monte, secondo l’autorità de’ quattro scrittori sovrallegati, che ho voluto nominare seguendo l’ordine cronologico con che scrissero. E primieramente Cicerone nella orazione pro M. Cornelio, di cui i frammenti ci sono stati conservati da Asconio, parlando della prima ritirata sul monte Sacro, lo disegna: montem illum trans anienem qui hodie mons sacer nominatur. Nel Brutus c. XIV. ne mostra il sito e la distanza da Roma: prope ripam anienis ad tertium milliarium. Nel trattato poi de Republica lib. II. c. XXXIII. lo nomina soltanto. Dionisio Alicarnassèo lib. VI. c. XLV lo dice vicino al fiume Aniene e non lungi da Roma: πλησιον Ανιητος ποταμου κειμενον, ου προσω της Ρ͑ ωμησ: e più sotto c. XC. soggiunge che dopo la pacificazione innalzarono sulla sommità del monte un’ara a Giove Terrifico, come quello che atterrire dovea i profanatori de’ giuramenti fatti nello stringere il trattato di concordia. Livio lib. II. c. XXXII. lo dichiara: trans Anienem amnem e tria ab urbe millia passuum: e lib. III. c. LII. via nomentana. Finalmente Valerio Massimo lib. VIII. c. IX. §. 1. lo addita in ripam fluminis Anienis. Unendo insieme queste testimonianze è moralmente impossibile lo errare a ravvisarlo. L’Aniene, e la via nomentana, sono punti stabiliti: il corso del primo, e l’andamento dell’altra vengono determinati dal ponte nomentano, che sebbene ristaurato è antico nella massa: e questo ponte è tre miglia fuori della porta Collina: e il monte che era di là dal fiume sulla via nomentana, sulla sponda del fiume, tre miglia fuori di Roma è quello che fu designato di sopra.

Quanto alla obbiezione che potrebbe farsi sulla estensione di quella collina, che potrebbe sembrare incapace di contenere tutta la plebe romana in quelli due ammutinamenti, è molto leggiera, considerando, che quel monte designò il centro di quella ritirata, e che i colli ed i campi adiacenti fornivano spazio quanto volevasi sufficiente, non solo alla popolazione di Roma di que’ tempi, ma anche a quella de’ tempi imperiali. Il nome di Sacro facilmente indovinasi per la lex sacrata ivi sancita, e per l’ara di Giove eretta sulla sua cima.

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