Regillus lacus

[t. 3, pp. 6-10]

Celebre è nella storia romana il lago Regillo per la vittoria riportata l’anno di Roma 257 dai Romani, condotti dal dittatore Postumio, sopra i Latini guidati dai Tarquinj e da Mamilio tusculano. Tito Livio narrando quel fatto lib. II. c. XIX. dice, che il dittatore insieme con Tito Ebuzio generale, della cavalleria andarono incontro ai nemici ad lacum Regillum in agro tusculano: Dionisio lib. V. c. III. descrivendo lo stesso fatto espone, che i Latini erano accampati lungo il lago Regillo, in un luogo forte: e che il dittatore pose il campo in un monte alto, e di accesso difficile, dominante i nemici: mostra inoltre, che questo colle era in tal posizione da potere i Romani intercettare ai Latini accampati viveri, e corrispondenze, e che infatti arrestarono i messi che portavano ai Latini lettere dai Volsci e dagli Eroici, le quali dicevano, che fra tre giorni sarebbero venuti gran soccorsi da que’ due popoli, avviso, che determinò il dittatore alla battaglia. Finalmente dice, che i Romani contavano 24,000 fanti e 3000 cavalli, ed i Latini 40,000 fanti e 3000 cavalli. Da questi due scrittori pertanto si ricava, che il lago Regillo era nel territorio tusculano: che i Latini si accamparono lungo il cratere di esso, probabilmente verso Roma: che il dittatore occupò un colle forte, situato in modo da porsi fra i Latini e Tusculo, nella direzione di oriente, donde venivano i Volsci e gli Ernici: e finalmente che vi era una pianura capace da potere far agire circa 70 mila uomini, frai quali 6,000 cavalli.

Fino a questi ultimi tempi generalmente si è dato il nome di Lago Regillo a quel picciolo ristagno di acqua, che è rasente la strada della Colonna a sinistra, circa 13 miglia e mezzo fuori di porta Maggiore e nel monte Falcone, che lo domina verso nord-est si è voluto ravvisare il colle occupato da Postumio. Esaminando però spassionatamente la questione sui luoghi medesimi, d’uopo è conchiudere non potere essere quello il Lago Regillo: che se si diè tal nome a quel ristagno da topografi di vaglia ne’ tempi passati, seguiti più recentemente da altri e da me medesimo nella opera del Viaggio Antiquario, ciò nacque dal non conoscere altri laghi da questa parte, che il gabino, e questo; onde escluso il primo, non rimaneva che questo della Colonna, nel quale si riconoscesse il Regillo, e per diretta conseguenza veniva che il monte Falcone era quello descritto da Dionisio.

Ma dopo che mi accinsi alla opera della Carta, considerando seriamente le difficoltà insormontabili che si affacciavano contra tale supposizione, derivanti dal fatto e dall’autorità, mi persuasi che non poteva in modo alcuno convenire il nome di Regillo al piccolo stagno detto il laghetto della Colonna: 1 perchè esso non è naturale, ma si è formato, dopo che i Romani per uso della via Labicana, che ivi dappresso passava, aprirono una cava di selci, la quale successivamente si è andata sempre ampliando, ma in modo che sempre è rimasto un picciolissimo stagno: 2 perchè stando così prossimo alla via antica, e così vicino a Labico, non avrebbero mancato gli antichi di farne alcun cenno: 3 finalmente perchè non cade dubbio, che anticamente non era nell’agro tusculano, ma nell’agro labicano, stando immediatamente sotto l’antico Labico. Riflettendo pertanto a questi ostacoli, volli assolutamente perlustrare tutte le terre a palmo a palmo fra la Colonna, Monte Porzio, Tusculo, Frascati, Torre Nuova, e la via Labicana: e pervenni a ritrovare l’antico cratere del lago Regillo nell’agro tusculano, ed a riconoscere la esattezza de’ racconti di Livio e di Dionisio, circa i particolari che accompagnarono quella famosa battaglia, che consolidò il regime republicano in Roma, togliendo ai Tarquinj ogni speranza di ritorno.

Uscendo da Frascati mi diressi verso la contrada denominata Cornufelle, nome, che si vuol derivare da qualche villa della gente Cornuficia. Seguii la strada detta delle Croci per varie croci piantate sul suolo, le quali finiscono ad una cappella; circa mezzo miglio distante da questa, a destra della strada, osservai alcuni ruderi informi, e circa 2 m. lontano da Frascati m’imbattei in una vasta conserva antica denominata le Cisternole: essa è costrutta di un masso di scaglie di selce: è perfettamente quadrata e divisa in sei aule da sei pilastri ciascuna: nella volta sono cinque chiusini, oggi ridotti a buche informi: e ciascun lato ha 90 piedi romani antichi, onde la circonferenza è di 360 piedi. Dopo questa conserva osservai gli avanzi di un sepolcro posto sopra un’antica via secondaria, la quale partendo dalla Labicana a Torre Nuova, traversando l’Agro Pupinio e la contrada di Cornufelle, saliva a Tusculo dalla parte di Camaldoli. Le traccie di questo diverticolo rimangono ancora: e seguendo questa via verso occidente, dopo circa due altre miglia, ossia 4 da Frascati si giunge al cratere del lago Regillo, oggi noto col nome di Pantano Secco; imperciocchè si dice che fino dal secolo XVII. fu disseccato dalla casa Borghese, mediante un emissario; ma tale disseccamento è molto più antico se vuol trarsi argomento dalla costruzione dell’emissario: forse essendosi questo in qualche parte ingombrato, e le acque ristagnando di nuovo, i Borghese lo avranno ripurgato, e così di nuovo asciugato il cratere. Questo cratere pertanto è nell’agro tusculano: esso è un estinto vulcano, come la lava e le scorie che ne coprono il suolo dimostrano; è di forma circolare, ed ha circa mezzo miglio di diametro, e certamente 1 m. e mezzo di circonferenza. Nel fondo veggonsi i tagli fatti per disseccarlo intieramente: questi communicano coll’emissario, il quale in parte è praticabile ancora, e fa riconoscere per la costruzione saracinesca, e pel deposito considerabile lasciato dall’acqua, essere opera molto anteriore al dominio di casa Borghese su quelle terre. Sul ciglio del cratere sono avanzi di opera reticolata, che io credo di bagni, osservandosi ancora le vestigia dell’astraco, di che erano intonacati. La via antica da me indicata di sopra rade il labro meridionale, che è il più basso; e da quella parte entro le vigne Mastrofini, e Moroni sono avanzi magnifici di una antica villa con sostruzioni a nicchioni; avanzi che si estendono ne’ due lati men rovinati, cioè verso tramontana e verso occidente per circa 1000 piedi: e parte di queste sostruzioni sono di opus incertum, parte di reticolato; nè trovo difficoltà per credere, essere questa villa de’ Cornificii, ossia Cornuficii, famiglia illustre, e particolarmente celebre ai tempi di Cicerone e di Augusto, della quale ci rimangono medaglie rare in oro ed in argento.

Or tornando al Regillo scoperto da me, si vede, che i Latini eransi accampati lungo il lago verso settentrione ed occidente, e che i Romani occuparono quella lacinia discendente da Tusculo, che si frapponeva fra il lago e Tusculo stesso, dove poterono intercettare i viveri e le communicazioni, e donde dominavano immediatamente il campo de’ Latini: e che la battaglia fu data ne’ campi fra il lago, e Pupinia, ossia a nord e nord est del lago stesso. Si vede inoltre, che il dittatore era pervenuto ad impadronirsi di quella posizione importante, venendo dal canto della strada antica sovraindicata con una marcia rapida, e coprendo i suoi movimenti dietro quella lacinia medesima ai Latini, che si trovarono così troncati fuori da Tusculo, senza avvedersene.

In quel tratto della lacinia sovraindicata sono molte vestigia di antiche ville: e nel piano dietro quella lacinia veggonsi molti frammenti sparsi di marmi fini, come serpentino, pavonazzetto, granito rosso, breccia ec. Sopra una delle punte poi di quella striscia di colli è una antica conserva, e sopra quella adiacente un castellum di acqua, o antica fontana: sull’ultima poi è un’altra conserva quadrata di circa 22 piedi per ogni lato, la quale serviva a raccogliere le acque di una sorgente.

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