QUERQUETULA CORCOTULA, CORCOLLO

[t. 2, pp. 668-669]

Plinio nel libro III. c. V. §. 9. fra i popoli estinti del Lazio nomina i Querquetulani, nome che Dionisio lib. V. c. LXI. nel catalogo de’popoli che presero le armi a sostegno de’Tarquinii esprime colla parola Κορκοτουλανων. Quindi Querqutula, o Corcotula fu la loro città, la quale trasse nome dalle quercie che ne coprivano i dintorni. Incerto è affatto il sito di tal luogo, e solo per analogia di suono, e per certe particolarità locali può congetturarsi corrispondere al casale un di castello di Corcole o Corcollo, poichè diversamente si scrive.

Ho detto che la congettura si fonda sull’analogia di suono, e sopra certe particolarità locali; della prima ognun può decidere; quanto alle particolarità locali, nel visitare Corcollo osservai che il casale già castello è sopra un colle di tufa tagliato a picco, opera certamente de’tempi più antichi, e che sul ciglio di queste rupi tagliate fu nel secolo XV. dai Colonna allora signori del luogo costrutto il recinto del castello nel quale, come nelle altre costruzioni moderne si veggono impiegati massi grandi quadrilateri di fabbriche antiche. Solo dal lato di occidente si può salire a questo casale. Una iscrizione del 1743 dichiara che Cornelia, Costanza, e Giulio Cesare Barberini ristaurarono il casale a propie spese per commodo se’sudditi.

Questo casale, o castello era risorto sulle rovine della città antichissima fino dal secolo XI. imperciocchè il Petrini riporta un documento n. 7, dal quale rilevasi, che era allora feudatario di esso un Giovanni romano, che si qualifica come abitante nel castello, qui vocatur Corcurulo; questo stesso fondo nell’anno 1074 si ricorda nel privilegio di Gregorio VII col nome di castellum, come pertinente al monastero di s. Paolo: e di nuovo nel 1203, e nel 1236 frai beni di quel monastero, nelle bolle d’Innocenzo III. e di Gregorio IX riportate come quella di Gregorio VII. dal Margarini nel Bollario Cassinense. Nel secolo XV. venne in potere de’Colonna signori di Palestrina, i quali lo ritennero fino al 1630, in che lo vendettero insieme con Palestrina e con altri fondi ai Barberini, i quali ne sono i padroni attuali.

Questa tenuta è sulla strada di Poli, circa 16. m. distante da Roma, fuori di porta Maggiore: confina con quelle di s. Vittorino, Castiglione, e Lunghezza: col fiume Aniene: e co’territorj di Tivoli, Zagarolo, e Gallicano. Comprende rubbia 390 divise nel quarto di Colle Taddo, Colle Fiorito, e Colle s. Angelo: in quello di Acqua Puzza: ed in quello di Colle Pero.

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