Monte del Grano

[t.2, pp.344-346]

E’ un tumulo vastissimo, coperto di terra, ed un dì coltivato a grano, che ha circa 200 p. di diametro alla base, il quale è tutto costrutto, e fu un antico sepolcro, che suol chiamarsi di Alessandro Severo senza alcuna ombra di probabilità. Era sopra un diverticolo, che legava la via latina alla via labicana, e che partiva dalla latina verso il II m. per raggiungere l’altra al III: oggi è circa al III m. fuori di porta s. Giovanni a sinistra della via di Frascati, poco dopo aver passato l’arco dell’acquedotto Felice, communemente detto Porta Furba.

In questo monumento sepolcrale sul finire del secolo XVI non conoscendosi ancora la porta, perchè era sepolta, fu penetrato dalla sommità del tumulo, come narra il Vacca testimonio oculare, e dopo aver forata la volta si trovò intatta la camera sepolcrale, contenente il magnifico sarcofago di marmo onorato di bassorilievi, e conosciuto col nome di Urna di Alessandro Severo, oggi esistente nel pianterreno del museo Capitolino. Ma la origine del nome dato alla urna e communicato poscia a tutto il monumento, fu una somiglianza, che ne’ primi momenti si credette di ravvisare nelle figure coricate sopra il coperchio con quelle di Alessandro Severo, e Mammea, somiglianza esclusa dal confronto delle medaglie. D’altronde narra Lampridio nella vita di Alessandro c. LXIII, che a quell’ imperadore fu eretto dopo la morte un cenotafio nelle Gallie ed un sepolcro amplissimo in Roma: Cenotaphium in Gallia, Romae sepulcrum amplissimum meruit. Ora il monumento in questione, cioè il tumulo entro il quale il sarcofago venne scoperto è di costruzione bene anteriore ad Alessandro, poichè rimane ancora intatta una gran parte della cortina interna, la quale è lavorata, come quella del Mausoleo di Adriano e di altre opere di quella epoca: ed i bassorilievi della urna, rappresentanti i fatti principali della vita di Achille, cioè la sua partenza da Sciro, la contesa con Agamennone, il ritorno alla guerra per vendicar la morte di Patroclo, e la restituzione del corpo di Ettore a Priamo, sono certamente lavori del tempo più bello degli Antonini; non così il coperchio che si ravvisa fatto posteriormente e forse sotto Alessandro Severo stesso. Entro il sarcofago fu rinvenuto il bel vaso di vetro colorato ornato anche esso di bassorilievi rappresentanti il connubio di Giove sotto le forme di dragone con Proserpina, donde derivò il Bacco più antico, ossia Zagreo, messo a brani poi dai Titani. Questo vaso fu per lungo tempo ornamento del palazzo Barberini, ma sul finire del secolo passato fu venduto al duca di Portland e trasportato in Inghilterra, dove è conosciuto col nome di vaso di Portland, sebbene per munificenza di quel signore oggi si ammiri nel museo britannico di Londra.

Esternamente questo gran monumento non presenta alcuna traccia di costruzione, mentre è tutto costrutto, quindi io credo, che anticamente presentasse l’aspetto che oggi offre, quello cioè di un tumulo ad imitazione de’ sepolcri de’ tempi eroici, e forse come il Mausoleo di Augusto anche questo fu esternamente piantato di pioppi, o di cipressi, e coronato nel vertice della statua del defonto, che originalmente vi era racchiuso; in luogo del quale poscia furono collocati nell’urna i due soggetti che si veggono effigiati sul coperchio.

 

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