Gericomio

[t.2, pp. 115-118]

Casale abbandonato distante da Tivoli 4 miglia a destra della strada, che da quella città conduce a s. Gregorio, posto sopra un colle, che domina il sito dell’antica Aesula, e che sfalda dal dorso intermedio fra la catena del Mentorella, e quella dell’Affliano. Esso giace in un luogo selvoso, aperto soltanto verso mezzodì ed occidente, e che veramente offre un ritiro a chi vuol separarsi dal mondo, onde a ragione il card. Prospero Publicola Santacroce, che acquistò questo fondo dal conte Giordano Orsini, e che nell’ anno 1579 ne fece il suo riposo, riducendola a villa sontuosa, scrisse sopra una lastra di marmo già sulla porta principale, ed oggi sconvolta, e ridotta ad una specie di tavola rurale:

HIC TIBI IAM LICEAT

CVRIS PROCVL URBE

SOLVTO

DVCERE SOLLICITAE

IVCVNDA OBLIVIA

VITAE

Egli fu che costrusse il casino, oggi casale, e diè a questo ritiro il nome di I’r~poxcft.ee;v, cioè ospizio della vecchiaia per l’oggetto a che destinollo, e che dai moderni si volle derivare da I`.ocxo~,etw quasi ospizio de’ sacerdoti, ospizio sacro, e se ne volle immaginar l’allusione ad un convento di monaci greci che qui mai non esistette, e peggio ancora ad un collegio di sacerdoti antichi qui stabilito, o ad una loro villa.
Di questa villa il cardinale fece battere una medaglia col suo busto nel dritto, e col prospetto della villa nel rovescio, grossolanamente riportata dal Cassio nel tomo I. del Corso delle Acque, la quale lascia travvedere che il casino era posto in fronte ad un recinto turrito con portici interni, e che avea dinanzi una vasta peschiera, un giardino diviso in varii riquadri, con fontana in mezzo, e con parco, o vivaio per animali ed uccelli rari. Magnifica delizia era questa in un luogo così solitario; ma morto il cardinale, la villa fu abbandonata, quindi venduta ai Conti, duchi di Poli, e da questi ai Barberini, e dai Barberini alla casa Pio di Savoia. Oggi è ridotta a vignato. A destra dell’ingresso al casino, o casale, è la lapide infranta che in origine stava sul portone, e determinava il nome e la epoca di chi costrusse la villa: e questa lapide, come l’altra antecedentemente riportata, serve di mensa rurale:

PROSPER PV. . . . . .

SANCTACRVCIVS . . . . .

GEROCOMIO. . . .

ANNO SALVTIS . . .

AETATIS SVA . . . . . .

Or questo cardinale Prospero Santacroce, che in questa villa si ritirò fu insignito della porpora da papa Pio IV. dopo la nunziatura di Francia a Carlo IX. e dapprincipio ebbe il titolo di s. Girolamo de’ Schiavoni; dopo successivamente quelli di s. Maria degli Angeli, di s. Adriano, di s. Clemente, e finalmente essendo vescovo di Albano morì in Roma l’anno 1588 in età di 76 anni, siccome si ha dalla sua lapide sepolcrale esistente in s. Maria Maggiore e riportata dal Ciacconio: quindi, siccome la medaglia sovraindicata porta la data del 1579, la penultima linea ANNO SALVTIS dee supplirsi col millesimo MDLXXIX. e la ultima linea AETATIS SVA . . . . . può supplirsi AETATIS SVAE LXVII.
Sulla porta della casa della vigna a destra è una statuina muliebre, priva di testa, lavoro de’ tempi della decadenza, assisa sopra un trono retto da leoni, onde non cade alcun dubbio, che rappresenti Cibele, la quale, sebbene sia certo, che era in fondo la stessa divinità, che la Bona Dea de’ Romani, è però temerità l’asserire, che fosse precisamente sotto le stesse forme rappresentata, siccome si legge in alcuni scritti moderni. Molto meno poi è vero che sia questo piccolo simulacro conosciuto col nome di Buona Dea di Gericomio. In questa vigna medesima l’anno 1824 io vidi un pilastro di acquedotto, costrutto di opera reticolata, indizio di una villa antica in queste vicinanze.

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