Così nomavasi fralle quattordici acque che venivano in Roma ai tempi di Procopio quella condotta da Antonino Caracalla per uso delle sue terme, la quale è ricordata nell’epilogo di Vittore e della Notizia dell’Impero. L’ iscrizione ancora esistente alla porta s. Lorenzo e posta da Caracalla al monumento dell’acqua Marcia dice, che quell’imperadore ristaurò e migliorò quell’acquedotto che era rimasto impedito per varie cadute, col purgare le sorgenti, tagliare e perforare i monti, ristabilire la forma, e coll’acquisto di una nuova sorgente antoniniana: questa iscrizione essendo troppo lunga si è dovuta spezzare in questa guisa, contrassegnando sempre la divisione originale colla iniziale 1. 1, 2 ec. poste tra parentesi
(l. 1) imp. caes. m. avrelivs. antoninvs. pivs. felix(l. 2.) brit. maximvs. pontifex. maximvs( l. 3. ) aqvam. marciam. variis. kasibvs. impeditam. pvrgato. fonte. excis. et. perforatis (l. 4.)montibvs. restitvta. forma. adqvisito. etiam. fonte. novo. antoniniano ( 1. 5. ) in. sacram. vrbem. svam. perdvcendam. cvravit
Quindi sembra che Caracalla volendo fornire di acqua le sue terme rintracciasse una nuova sorgente, a cui diede il suo nome, e questa immettesse nello speco della Marcia, finché presso Roma, circa 2 m. fuori della porta Capena sulla via latina, dove oggi è la Torre del Fiscale, la distaccò con un braccio particolare, e con sostruzioni ed arcuazioni di opera laterizia, delle quali rimangono le rovine sì a sinistra della via latina, come nelle mura attuali di Roma presso la porta s. Sebastiano, e dentro la porta stessa fino alle terme, profittando dell’ arco di Druso per farle passare la via appia. Dove l’acquedotto termina dietro le terme, sono gli avanzi di un vastissimo serbatoio. Altri particolari sopra quest’acqua non si conoscono; ma l’averla mista colla Marcia, che era riputata come la migliore di quelle che venivano a Roma è prova che fosse, eccellente.
Antoniniana
[t. 1, pp. 206-207 ]