Antemna, Antemnae

[t. 1, pp. 167-170 ]

Una delle città più antiche del Lazio, onde Silio Rh. VIII. v. 367 ebbe a dire:
Antemnaque prisco
Crustumio prior.

poiché fu fondata dai Siculi secondo Dionisio lib.I.c.XVII. lib. II. c. XXXV. Essa ebbe tal nome, secondo Varro­ne De Lingua Latina lib. IV., perché era posta ante amnem qui influit in Tiberim. Strabone lib. V. c. III. pone Antemne con Collazia, Fidene, Labico fralle cit­tà, che erano distanti da Roma 30, 40, o pochi più stadii. Plutarco finalmente nella vita di Silla c. XXX. mostra che era vicinissima a Roma, e fuori della por­ta Collina. Per conseguenza non può cader dubbio in riconoscerne la situazione sul monte, che domina im­mediatamente il confluente dell’Aniene nel Tevere a sinistra della via salaria, poiché è appunto ante amnem qui influit in tiberim, è circa 30 stadii distante da Roma, ed è fuori della porta Collina. Inoltre, quan­do anche mancasse ogni notizia, l’aspetto ed il ca­rattere di quel monte è tale che a prima vista agli oc­chi di chi è prattico in tali ricerche annunzia la esi­stenza di una città antica. Imperciocché il monte che ha circa 1 miglio di circonferenza nel ciglio, è ripido e dirupato per ogni parte, e più lo dovè essere antica­mente; meno in quattro punti, che si riconoscono aver servito di altrettanti accessi, o porte, uno verso settentrione, due verso nord-ovest, ed uno verso sud-ovest­: e per la pianta ha gran somiglianza col monte capito­lino di Roma avendo due punte o corni verso sud-ovest, che avran servito di cittadelle. E che Antemne fosse molto forte lo mostra Virgilio Aeneid. VII. v. 631 che le dà l’epiteto di turrigerae, e la nomina insieme con Atina potens, Tiburque superbum, Ardea, e Crustumerii fralle cinque città grandi, magnae, ai tempi di Enea, che presero le armi contro quel’avventuriere.
Pochi fasti ci rimangono di questa città. Fondata dai Siculi, come si disse, venne occupata dagli Aborigeni, ossia dagli Enotro-Pelasgi circa 1360 avanti la era volgare. Prese 80 anni dopo le armi e fece parte della lega contro di Enea per testimonianza di Vir­gilio. Dopo quella epoca nulla si sa di Antemne per quasi 5 secoli fino al celebre ratto detto delle Sabine. Gli Antemnati essendo così prossimi a Roma accorsero in tanto maggior numero alle feste date da Romulo, ed ebbero insieme cogli altri a soffrir quella ingiuria. Per vendicarla presero le armi contro i Romani, ma Romu­lo li sconfisse, s’impadronì della città, vi mandò co­loni romani, e dall’altro canto per la mediazione di Ersilia sua moglie, accordò ai vinti la cittadinanza ro­mana. Livio lib. I. c. XI. Dionisio lib. II. c. XXXV. Dopo tale vicenda si mantennero fedeli ai patti fino al­la celebre lega latina stretta contro i Romani per ri­porre i Tarquinj sul trono, imperciocché in quella cir­costanza anche essi presero le armi, secondo Dionisio lib. V. c. XXI., e furono de’primi insieme coi Tuscula­ni e coi Camerini. Rotti al lago Regillo scompariscono dalla storia come popolo. E naturale credere, che il successivo accrescimento di Roma insensibilmente fece trasmigrare gli Antemnati nella metropoli, onde la cit­tà a poco a poco si andò spopolando. Nella guerra sil­lana per testimonianza di Plutarco ricordato di sopra, vi si ritirarono gli avanzi dell’esercito di Telesino, ed ivi circondati da Silla capitolarono, deponendo le ar­mi: di là trasportati in Roma contra la fede de’trattati furono inumanamente messi a morte nella Villa Pubbli­ca per ordine del dittatore. Dionisio la dice ancora abi­tata a’tempi suoi, cioè sotto Augusto. Strabone però la pone nella categoria di quelle che furono una volta cit­tà, ed a’tempi suoi ville, proprietà de’privati ricchi. Scompariste dopo quel tempo ogni altra memoria di Antemne, la quale io credo, che specialmente fosse ra­sa e distrutta da Alarico, allorché pose in questo luogo il campo contro Roma l’anno 409 della era volgare.
Oggi altre vestigia non ne rimangono, se non fran­tumi di ogni sorta di materiali, che coprono il monte, ridotto a pascolo, e qualche traccia di costruzioni a fior di terra. Bellissima è la veduta che si gode dalla som­mità del monte, essendo, come un panorama vastissi­mo tutto d’intorno, meno verso mezzodì.
Ad Antemne si va commodamente per la via sa­laria; prima di arrivare al ponte salario si volge a si­nistra entro il prato, e vi si ascende pel varco, che conduceva alla porta settentrionale che può appellarsi la porta fidenate essendo nella direzione di quell’antica città. Vi si può pure andare per la via flaminia volgendo a destra e passando per Acqua Acetosa salendovi per quella specie di seno che si apre fralle due cittadel­le, dove era la porta rivolta a sud-ovest, ossia a Roma, e che porta romana potrebbe dirsi. Delle altre due porte una è nella direzione del confluente e può designarsi col nome di fluviale, o flumentana, l’altra è nella di­rezione di Veii, e perciò può nomarsi porta veiente. La via, che usciva da questa ultima dovea passare il fiume prima di ponte Molle verso i prati di Tor di Quin­to, per mezzo di un ponte di legno, o di una barca.

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