Acqua Santa

[t. 1, pp. 8-10]

Nome che suol darsi all’acqua minerale, acidula, sulfurea, ferruginosa, la quale sorge in un fondo dell’ospedale di ss. Sanctorum circa 3. m. lungi da Roma fra la strada postale di Napoli, e l’antica via appia. Il Nardini propende a crederla identica col Lacus Sanctus e col Lacus Salutaris ricordati da Rufo nella descrizione della prima regione di Roma; ma supposto pure intatto il testo di Rufo, questa opinione non può in modo alcuno sostenersi per la lontananza frai confini di quella regione e la sorgente di queste acque che ne sono almeno 2 m. distanti. Altri anche peggio la credettero l’Aqua Mercurii di Ovidio, da quel poeta posta vicino alla porta Capena alle falde del Celio: Est aqua Mercurii portae vicina Capenae: cioè circa 4 m. più indentro.
Le qualità minerali di quest’acqua furono particolarmente analizzate dal Moretti, e più recentemente dal Morichini: e la esperienza di tre secoli 1’ ha fatta riconoscere come specialmente proficua ne’mali cutanei, in quello della pietra, e nelle ostruzioni della milza e del fegato. Sembra, che ignota fosse agli antichi riguardo alle sue qualità mediche, poiché non si trova ricordata in alcun antico scrittore; dall’altro canto gli avanzi di pavimenti di musaico veduti dal Moretti a picciola distanza delle sorgenti mostrano, che ivi furono edificii ne’ tempi antichi, e forse bagni. E questa opinione tanto più acquista peso che lo speco dal quale l’acqua vien fuori è opera antica tagliata nel tufa. Comunque sia, è certo che ogni memoria se n’era perduta, quando per testimonianza del Bacci, circa la metà del secolo XVI la guarigione fortuita di bestiami ed anche di qualche contadino in tanta celebrità la fece venire, che nel 1567, quell’insigne medico non esitò a dichiarare nella sua opera de Thermis p. 224 tenersi quest’acqua per cosa miracolosa; al suo credito si oppose poco dopo il ticolarmente frequentati Petroni medico di Gregorio XIII nella opera de Victu Romanorum p. 53. Allora andò descrescendo la fama; ma una guarigione avvenuta nel 1616 la rimise in celebrità, siccome ricavasi dal Martinelli nella Roma ex Ethnica sacra p. 37 ed allora fu per la prima volta chiamata col nome che ritiene; verso quello stesso tempo vennero edificati i bagni, i quali furono ristaurati nel 1821. Essi vennero par dal papa Alessandro VII pel suo male di pietra, e dal cardinale Annibale della Genga poscia papa Leone XII.
L’edificio non è vasto; ma è decentemente tenuto, e contiene tutti i commodi necessarii all’uso, al quale è destinato. Due strade presso a poco eguali per la distanza da Roma, ed ambedue carrozzabili vi conducono: quella postale di Napoli che lasciasi a destra circa 2 miglia e mezzo fuori di porta s. Giovanni, ove una colonna con iscrizione serve ad indicare tal diverticolo: l’altra distaccasi circa 1 miglio e mezzo a sinistra dall’appia fuori di porta s. Sebastiano, e dopo avere lambito verso il secondo miglio il circo detto volgarmente di Caracalla, discende alcun poco, e raggiunge a sinistra la traversa che conduce a quest’acqua. Un’altra acqua dello stesso nome fu da Tiberio Astalli condotta di nuovo in Sambuci, terra del distretto di Tivoli, l’anno 1654, e particolarmente distinguesi per la salubrità e per la leggerezza.

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