Acqua Acetosa

[t. 1, pp. 1-4 ]

Nome commune a due acque acidule presso Roma e communicato alla contrada attinente. La sorgente della prima è presso la ripa sinistra del Tevere, circa due miglia distante da Roma non lungi dal ponte Molle. Essa venne conosciuta la prima volta verso la metà del secolo XVI siccome narra Andrea Bacci, medico celebre di quel tempo, che ne inserì la notizia nel discorso che pubblicò sulle acque Albule l’anno 1567, e nel libro VI della sua bella opera de Thermis. La impressione che fa al palato le fece dare il nome che porta. Paolo V ordinò nell’anno 1613 che venisse esaminata dai fisici, ed essendo stata riconosciuta per salubre e medicinale fu adattata all’uso pubblico e particolarmente trovata giovevole nelle affezioni delle reni, dello stomaco, della milza e del fegato, siccome si legge nella iscrizione ivi apposta.
E perciò nella primavera avanzata e nella state vi concorrono gli abitanti di Roma per profittarne, e si spaccia ancora per la città entro fiaschi. Essendo però violenta nell’operare e micidiale nella inazione va usata con molta cautela a seconda della disposizione naturale, e della prescrizione del medico.
L’acqua sgorga da tre bocche artificiali in una specie di essedra curvilinea che papa Alessandro VII fece eriggere con architettura del Bernini l’anno 1661 e che venne ristaurata dai papi Clemente XI e Pio VII.
A questa fonte conduce direttamente da Roma una strada che diverge a destra della via flaminia circa un mezzo miglio fuori di porta del Popolo nella contrada denominata Papa Giulio: passa dinanzi la villa magnifica di Giulio III insigne lavoro del Vignola, ed entra sotto il fornice che serve di tramite alle due parti di quella villa, e che suol chiamarsi l’ Arco Oscuro, e di là a traverso vigne giunge a questa sorgente. Da questo luogo seguendo la ripa del Tevere si va a sinistra al ponte Molle: a destra dopo un miglio si raggiunge il confluente dell’Aniene nel Tevere, e presso di esso il sito di Antemne, il ponte e la via salaria, e di là dal ponte Salario il campo di battaglia di Tullo Ostilio, e la distrutta città di Fidene.
L’altra contrada di questo nome di ACQUA ACETOSA è fuori di porta s. Paolo per la strada di Ardea circa 6 miglia lontano da Roma. Anche essa trae nome da un’acqua minerale più acre ancora della precedente, anche essa fu conosciuta dal Bacci, che la descrisse nella opera de Thermis lib. IV. e più di recente dal Massimi. Il Bacci dopo avere indicate le sorgenti delle Tre Fontane, cioè le Acque Salvie, soggiunge: Inter plures autem, quae eadem via et a dextris et a sinistris nascuntur variae qualitatis aquae, notissimae iam ac familiarissimae quibusdam factae sunt acidae quaedam quae ad mediam planiciem haud longe a praedicta via hostiensi erumpunt. Sapore enim sunt primo sensu mere acido, quamquam is gustatu fere ipso evanescit.
E da quest’acqua ha nome il tenimento che ne ha la sorgente, il quale insieme colla pedica attinente, detta pure di Acqua Acetosa, appartiene alle monache dette de’ss. Domenico e Sisto: confina con le tenute, de’prati di Tor di Valle, Torraccio, Mostacciano, Vallerano, Tor Pagnotta, Massima, Casaferratella, e Valchetta: e comprende circa rubbia 285, tutte destinate a pascipascolo di bestiame grosso.
Questa tenuta è solcata da un rivo, che ha le sue scaturigini sotto Boville: raccoglie li scoli de’ vasti tenimenti di Falcognano, Castelluccia, Tor Pagnotta, Casal Giudio e Valleranello: e dopo aver traversata la strada moderna di Ardea cade nel rivo Albano dopo 10 m. di corso. Questo rivo che è sempre alimentato di acque, anche nel colmo della state, viene designato col nome di Rio Petroso, del quale si ha memoria fin dall’ anno 905 della era volgare: allora lo communicava a questo fondo medesimo, che oggi si chiama di Acqua Acetosa, siccome ricavasi da una bolla di papa Sergio III riportata dal Marini ne’ Papiri Diplomatici p. 30 ed esistente ancora nell’archivio delle monache de’ss. Domenico e Sisto. Il rivo ebbe tal nome dal correre che fa per un letto di lava, che è una diramazione della corrente uscita dal cratere di Rocca di Papa, la quale ha fine in questa tenuta, e fornisce selci per le strade di Roma.
Una strada campestre tracciata sull’andamento di un diverticolo antico conduce da questo casale a quello di Cecchignola, e per esso alla via ardeatina antica, rimontando sempre per 3 miglia il corso del Rio Petroso.

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